La Perla, la protesta arriva fino a Bruxelles. ‘Perline’ in rivolta: "Aiutateci voi"

Cinquanta lavoratrici della storica azienda bolognese al Parlamento Ue. "Senza stipendio da ottobre"

La parlamentare europea Elisabetta Gualmini con le lavoratrici de La Perla a Bruxelles

La parlamentare europea Elisabetta Gualmini con le lavoratrici de La Perla a Bruxelles

Bruxelles, 24 gennaio 2024 – Le ’perline’ le stanno provando tutte. E dopo i tanti presidi davanti alla sede bolognese de La Perla, azienda dell’intimo di lusso in crisi da anni, una cinquantina di lavoratrici ieri sono arrivate fino a Bruxelles per far sentire la propria voce. Le oltre 300 dipendenti sono senza stipendio "da ottobre", ricordano le dirette interessate, davanti al Parlamento Ue.

La delegazione dei sindacati Filctem-Cgil e Uiltec, hanno poi incontrato una decina di europarlamentari italiani per discutere della vertenza "e delle implicazioni internazionali", puntando il dito contro la proprietà del gruppo, nelle mani del finanziere tedesco Lars Windhorst che controlla il Fondo olandese Tennor, con sede a Londra. Incalza Stefania Pisani della Filctem-Cgil di Bologna: "Chiediamo che le istituzioni abbiamo maggiore autorevolezza sulla finanza speculativa, su questi fondi che arrivano in Italia e – scandisce Pisani – rilevano le aziende quando vanno bene. Poi, non le finanziano più. Servono pressioni politiche, per questo trovo incomprensibile che al nostro incontro si siano presentati solo europarlamentari del Pd e del M5s e non ci fossero, invece, rappresentanti dei partiti di governo". La protesta, d’altra parte, vale per La Perla, ma simbolicamente riguarda tutte le altre aziende con le proprietà che sfuggono anche al confronto con le istituzioni. "Sto continuando a lottare per mostrare ai miei figli che bisogna darsi da fare quando si vuole difendere qualcosa in cui si crede", dice tra le altre una lavoratrice, nel corso del viaggio in pullman verso il Parlamento Ue.

“La proprietà ha avuto un comportamento inaccettabile. Presentandosi da remoto per interposta persona al tavolo ministeriale, senza piano industriale e senza certezze sui salari. La Finanza speculativa non può sostituire l’economia reale", ha tuonato l’eurodeputata bolognese del Pd Elisabetta Gualmini. « Faremo di tutto come parlamentari europei dem per premere sul governo e il ministero competente perché le donne della Perla vedano salvaguardati il loro lavoro e la loro preziosa professionalità", conclude Gualmini. D’accordo la collega dem, Alessandra Moretti: "Tutta la nostra solidarietà alle sarte e ai dipendenti di La Perla. Credo però che il governo italiano non possa far finta di nulla e si debba occupare di questa che è una crisi paradigmatica". Da qui Moretti appoggia la richiesta dei sindacati per l’amministrazione controllata dell’azienda, con un commissario che dia certezze alle lavoratrici: "Una richiesta sensata e che appoggiamo in pieno, a cui aggiungiamo la richiesta di coinvolgimento del ministero del Made in Italy per la gestione di questa vertenza".

In serata arriva la difesa delle ’perline’ anche dall’eurodeputata leghista Alessandra Basso: "L’Europa deve occuparsi di queste lavoratrici senza stipendio da mesi".

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