Maccaferri crisi, la Exergy venduta ai cinesi

L'azienda era finita all'asta. Cessione per 16 milioni

La sede di Exergy di Olgiate

La sede di Exergy di Olgiate

Bologna 26 settembre 2019 - Exergy Spa, la prima azienda del gruppo Maccaferri finita all’asta in Tribunale, è stata venduta ieri, poco dopo le cinque del pomeriggio. Ed è diventata cinese: a rilevarla è Nanjing Tica Thermal Solution Co. Ltd, azienda di Nanchino. Il gruppo Tica è partecipato, con una quota di minoranza, dalla statunitense Utc. L’azienda era assistita dallo studio legale Cms. Alla base della scelta di partecipare all’asta, spiega il ceo Jiang Li, c’è l’idea di creare sinergie: «La prima sinergia è quella dei prodotti, insieme abbiamo una piena offerta di prodotti ai clienti. La seconda è quella di mercato: il nostro è prevalentemente in Asia, mentre quello di Exergy è soprattutto in Europa. Possiamo condividere le nostre risorse per rendere il nostro business più efficace».

Il gruppo cinese ha comprato quello che, nell’avviso redatto dal notaio Giovanni Panzera, era definito come ‘lotto 1’, quello più impegnativo perché prevede il mantenimento di tutte le commesse del gruppo. Prima che la cessione sia definitiva andrà saldato il conto, che è di 16,05 milioni: la base d’asta era di 16 milioni, l’offerta di Tica l’ha superata di 50mila euro. E quella presentata dai cinesi era l’unica busta aperta ieri nella Sala delle Colonne del Tribunale.

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Insomma, da ieri la strada dell’azienda di Olgiate Olona, attiva nel settore delle energie rinnovabili, si è separata definitivamente da quella della galassia Maccaferri. Per il gruppo la vendita al primo colpo, e quindi a prezzo pieno, è un buon risultato, che è stato accolto con soddisfazione. In concordato restano altre sei realtà: Seci Spa, Seci Energia, Enerray, Sadam, Sapaba e Felsinea Factor. Ci sono contatti per le altre realtà dell’energia, anche quelle non in concordato (Agripower e Powercrop). Ma non solo. È difficile infatti che Exergy resti l’unica realtà della galassia in concordato a passare per la vendita all’asta. Mentre l’intenzione che il gruppo ha lasciato trapelare finora è che non sia in discussione l’impegno della famiglia sul Sigaro Toscano, su Samp e su Officine Maccaferri.

La situazione, in attesa che entro il 4 novembre venga presentato il piano di riorganizzazione del gruppo al Tribunale, resta delicata. La maggioranza dei dipendenti di Sapaba è in cassa integrazione e quelli di Seci Spa sono in solidarietà, che a breve inizierà anche in Samp, che non è in concordato. E in Officine Maccaferri la Fiom fa sapere che ultimamente sono stati licenziati alcuni dipendenti: «Sono licenziamenti ‘spot’, inferiori ai numeri per far partire una procedura di licenziamento collettivo – spiega Caterina Bilotti delle tute blu Cgil –. Abbiamo la certezza di tre casi di questo genere. Siamo preoccupati, non è un percorso condiviso».

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