
Gli archeologi della Soprintendenza al lavoro (foto Radogna)
Bologna, 18 maggio 2016 - Capanne, ceramiche, utensili e piattaforme di 3.500 anni fa. Dagli scavi per installare il metanodotto di Snam, sono spuntati a quasi 6 metri di profondità i resti, risalenti al 1200 e 1500 avanti Cristo, di un villaggio dell’età del bronzo. E’ successo a Ponticelli di Malalbergo al confine con San Pietro in Casale. Il villaggio che fa parte delle civiltà definite ‘Terramare’ testimonia la presenza di un fenomeno economico e sociale di una portata storica che non ha precedenti, non solo in Italia, ma anche in buona parte del continente.
Nessuna società aveva mai prodotto in pochi secoli (dal XVII al XII) un impatto così profondo sul territorio, in questo caso l’ampia e fertile pianura padana, trasformandolo radicalmente in un paesaggio ‘moderno’. La scoperta durante la posa del metanodotto Poggio Renatico-Minerbio, in località Ponticelli di Malalbergo vicino a San Pietro. La Snam, dovendo attraversare un canale di regolamentazione delle acque, ha realizzato due ampie buche ai suoi lati per consentire il passaggio delle tubature al di sotto dell’alveo.
Proprio grazie a questo intervento e al controllo della Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna sono stati intercettati ad una profondità media di circa 5,50 metri i resti di una ‘Terramare’ databile ad un primo esame ad un periodo compreso tra XIV e XII secolo avanti cristo. La scoperta di Malalbergo rappresenta una novità nel panorama delle conoscenze in quanto viene a colmare un vuoto nella distribuzione geografica di questi insediamenti. “Si può ora ipotizzare che tale assenza fosse da attribuire prevalentemente alla loro profondità rispetto al piano di campagna attuale – spiega l’archeologo Tiziano Trocchi – a causa della spessa copertura dovuta all’apporto di terreno alluvionale legato alle attività del bacino del Po e dei suoi affluenti”.
Le due aree analizzate dalla Soprintendenza ai lati del canale moderno hanno permesso di verificare in una la presenza di un fossato e di un terrapieno a fianco del villaggio, e nell’altra area è rilevata la presenza di capanne realizzate su piattaforme lignee sia sopraelevate che impostate direttamente al suolo. Fra i materiali archeologici rinvenuti ci sono ceramiche, con vasi idonei tanto al consumo quanto alla conservazione dei cibi.
Senza contare reperti legati alla filatura e alla tessitura, gli utensili in bronzo, e anche lavorati all’ambra. A tutto questo si aggiungono scarti di cibo e della lavorazione alimentare (resti di ossa animali e semi carbonizzati). Il sindaco di Malalbergo, Monia Giovannini, è andata sul posto: “E’ una scoperta molto importante in una zona dove non si pensava ci fossero testimonianze. Stiamo pensando di organizzare insieme all’istituto comprensivo visite di scolaresche. Questi reperti e il grande lavoro della Soprintenza consegnano una dimensione storica nuova del nostro territorio”.