Bologna Fc, Thiago Motta è già entrato nei cuori e nella storia

Nessun tecnico rossoblù nell’era delle 20 squadre aveva fatto 35 punti dopo 24 turni. I tifosi lo amano e sul web dilaga il ‘Thiagomottismo’

Thiago Motta, il recordman

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Bologna, 28 febbraio 2023 – Quando comunica in sala stampa spesso risulta più ermetico di un verso di Ungaretti. Ma c’è di bello che in pochi mesi ha plasmato un Bologna che gioca un calcio che illumina d’immenso: i propri tifosi e non solo.

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E’ la regola doppia di Thiago Motta: profilo basso nelle parole e ambizione smisurata nella proposta calcistica. Un’ambizione che domenica, fin dal pronti via della sfida del Dall’Ara, ha fatto sembrare la (presunta) corazzata Inter un fuscello esposto ai venti di tempesta. La buriana per i nerazzurri si è placata solo al sesto minuto di recupero, quando però la partita l’aveva già messa sotto chiave Orsolini. E così il Bologna di Thiago vola laddove era impensabile anche solo immaginare quando a settembre il tecnico raccolse la pesante, e scomoda, eredità di Mihajlovic, ritrovandosi, dopo appena tre partite, seppellito dai fischi dei bolognesi. Allora, per usare un’espressione che sotto le Due Torri è già diventata un must, c’era poco da gòdere (con l’accento sulla ‘o’, come da pronuncia dello stesso Thiago) e molto da costruire. C’è riuscito in pochissimo tempo Motta, scalando in fretta la classifica della serie A e, contestualmente, quella del gradimento di tutti gli addetti ai lavori, che oggi preconizzano per lui una carriera da predestinato.

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Nell’attesa, e senza fare proclami, Thiago è già entrato nella storia rossoblù. Da quando la serie A è a 20 squadre (stagione 2004-2005) e la vittoria vale tre punti nessun allenatore rossoblù dopo 24 giornate di campionato ha raccolto più punti dei 35 che oggi può esibire il Bologna di Thiago. Chi c’è andato più vicino è stato il Mihajlovic del 2019-20, che si fermò a 33. I risultati nel calcio contano, ma non sono tutto. Conta anche il modo in cui arrivano, la proposta di gioco per l’appunto, che nel caso di Motta è un mix vincente di possesso palla, calcio posizionale, camaleontismo tattico e collettivismo applicato allo spogliatoio. Se si miscelano con cura questi ingredienti ne esce il ‘Thiagomottismo’, una regola di gioco e di gruppo che ha fatto riscoprire ai bolognesi la voglia di entusiasmarsi allo stadio, senza doversi vergognare di ambire a tenersi stretto un settimo posto che a giugno può valere l’ingresso in Europa, ancorché dalla porta di servizio. Cotanta proposta innovativa, va da sé, non poteva passare inosservata.

Anche battere l’Inter, ingabbiando in quel modo Simone Inzaghi sotto gli occhi dello stato maggiore nerazzurro, non è una vittoria come tutte le altre, specie in previsione delle scelte di panchina che il club nerazzurro potrebbe fare a giugno. Non c’è niente di strano: se scegli un allenatore che si rivela un autentico manico (e qui il plauso va ai dirigenti di Casteldebole) poi non devi stupirti se le sue performance lo mettono al centro di tutte le attenzioni.

Di buono c’è che il Bologna ha un proprietario munifico come Saputo, che se solo ‘scoprisse’ che il calcio non è solo rossi di bilancio da ripianare ma può essere anche sana adrenalina da vittorie da coltivare, avrebbe le risorse necessarie per trasformare il Bologna nel mondo perfetto in cui Thiago potrebbe crescere senza fretta, e senza il bisogno di misurarsi subito con contesti più ambiziosi. Pensaci Joey.

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