SIMONE ARMINIO
Cesena

Cesena, caffè con i lettori. “Una città viva che non si adagia, ma vuole migliorare”

Una giornata al tavolino con i cesenati

Caffè con i lettori

Cesena, 27 luglio 2018 - C’era il sole ieri mattina, ma l’aria era placida e non troppo calda. Sotto ai portici del Palazzo del Ridotto, ai tavolini del Babbi Caffè (VIDEO), il clima quello ideale per fermarsi un attimo – complice l’estate –, frenare gli affanni di un giorno feriale e prendersi il tempo di una tazzina, in mano il Carlino, a ragionare sui temi della città, complice la presenza dei cronisti di questo giornale. Molta gente si è fermata a parlare, molti sono arrivati con già ben chiaro un ordine delle priorità che i cesenati – amministratori e semplici cittadini – dovrebbero avere, per il bene della città. Problemi, mancanze e grane da risolvere, ma anche orgoglio per ciò che abbiamo. Molta l’indignazione per l’imbrattamento di Fontana Masini, ma orgoglio per la coesione sociale mostrata sulle vicende del Cesena Calcio. Gente facile di vivere sotto alla Rocca Malatestiana, ma per questo combattiva nel pretendere che alcune cose cambino: serve più sicurezza, più stimoli per i giovani, più spirito civico. Tutti temi espressi nei box qui attorno. E ciò che ancora non lo è stato detto arriverà giovedì prossimo, perché ormai l’appuntamento è preso. Il caffè con i lettori tornerà giovedì 2 agosto alle 12 da Margò in viale Giovanni Bovio 294.

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«E’ una città impeccabile, lo dico io che non sono cesenate e vengo da Forlì. Ma i cittadini dovrebbero avere una più marcata inclinazione civica». Non ha dubbi Lorenzo Cangini, laureando in Scienze forestali e ambientali che paragonando la città del Savio alle altre della Romagna riconosce che «non solo funziona molto bene, ma è ben organizzata a livello di pulizia e di ordine pubblico». Un commento arrivato a seguito di questi anni in cui il 24enne ha avuto modo di conoscere Cesena mentre gradualmente, tra dibattiti e accese polemiche, si rinnovava. Un cambiamento, riflette Cangini, «che avviene anche in negativo». Riferimento diretto al Cesena Calcio. «Non parlo da tifoso, mi interesso poco di calcio, ma il fallimento è evidente e riguarda l’intera città». Cavalluccio a parte, Cangini, che ama molto viaggiare per l’Italia e all’estero, sostiene che Cesena sia «un’isola felice, custode di molteplici opportunità occupazionali».

Guardare al passato per immaginare il futuro è una strategia vincente per Felice Milella, pensionato 83enne (spesso presente nella nostra pagina delle lettere) che risiede a Cesena da quasi quarant’anni e che conosce la città con i suoi pregi e per i difetti. Tra questi la neonata e discussa piazza della Libertà che per l’ex assicuratore nato a Bari è un tema molto caro. «Quell’opera è una ferita per il centro storico – spiega –. Lo è per i sedici esercenti che hanno dovuto chiudere i battenti a causa del lungo cantiere. Una piazza costata 3 milioni e mezzo non può essere spopolata», afferma Milella. Per il lettore, inoltre, è necessaria l’attuazione di una «politica di ripopolamento sociale» come è avvenuto, spiega, «per piazza del Popolo, che se 38 anni fa era pari a un cimitero di recente è stata riqualificata dagli esercenti favoriti da una politica ausiliatrice del Comune che – precisa Milella – ha ridotto la pressione fiscale avantaggiando la città».

E per le giovani generazioni la città si mostra filtrata da una lente edulcorata, per gli adulti, quei cittadini testimoni di un dovuto cambiamento richiesto dai tempi, oltre la siepe si cela un panorama differente e non del tutto positivo. Una premessa necessaria al pensiero condiviso da Laura, lettrice affezionata, che proprio attraverso le pagine del nostro quotidiano spalanca ogni giorno una finestra sui vicoli della città. «L’imbrattamento della fontanaMasini in piazza del Popolo mi ha delusa. Perché è avvenuto per mano di giovani studenti che dovrebbero essere custodi dei nostri valori identitari e culturali, ma anche perché gli artefici sono architetti che con questa bravata non hanno mostrato rispetto nei riguardi di un’opera monumentale e secolare». Per Laura dunque ciò che manca è il senso civico che oggi, lascia capire, resta un lontano ricordo di una società passata.

Se per una parte di lettori la città è un ottimo biglietto da visita per la Romagna e un buon esempio di civiltà, per altri invece non è tutto oro quello che luccica. E’ questo il caso di Fabio Rossi, impiegato di banca. «Il più delle volte – riflette – una città si presenta bene se governata dai propri abitanti. Qui da tempo riscontro un incremento di cattiva condotta collettiva». Un’involuzione delle coscienze che si ravvisa negli ultimi fatti di cronaca come l’imbrattamento della fontana Masini o di intere pareti di edifici privati scarabocchiati da pseudo artisti di strada. Al mancato senso civico, Rossi unisce il destino del Cesena Calcio, due temi ben distinti ma attuali. «E’ una grande delusione per tutti. Seguivo la squadra da 70 anni e ho provato disagio quando ho capito che chi era alla guida della società sarebbe finito nei guai pur avendo investito grosse risorse finanziare». L’auspicio del lettore è di una rapida ripartenza dalla serie D.

La sicurezza? È tutta questione di percezione. Lo sa bene Ugo Vandelli, che per 42 anni ha fatto il poliziotto. «Molti miei ex colleghi – spiega –, sostengono che Cesena sia un’isola felice, avendo lavorato in parti d’Italia dove la criminalità organizzata è ben più presente. Non lo metto in dubbio, ma per anni mi sono battuto per evitare che i problemi altrui rappresentino un’autoassoluzione per noi». Cesena, a suo dire, «avrebbe bisogno di maggiore presenzadi forze dell’ordine sul territorio, soprattutto nelle zone periferiche, dove la criminalità è presente assieme al degrado al malcostume di chi non è in grado di buttare la spazzatura nel bidone giusto». E la carenza di organici? Per Vandelli la soluzione si chiama ‘poliziotto di quartiere’. «Quando c’era - spiega - tutto era più facile, poiché la conoscenza del territorio di chi lo batte ogni giorno e la presenza fissa di forze dell’ordine in strada è il miglior deterrente contro lo strapotere di maleducati e malintenzionati».

Procedono spediti i lavori di completamento del nuovo Campus Universitario Ex Zuccherificio in via Machiavelli che sarà attivo dal 31 agosto. Un’apertura che renderà sì la città più universitaria, ma che esigerà alcuni cambiamenti sostanziali a prova degli under 25. E’ questa la richiesta di Celine Del Romano, Pedro Clatoa e Stefano Ciaffoni, universitari che propongono all’Amministrazione comunale, alle associazioni di categoria e agli enti culturali una politica tesa a rinnovare una città che al momento «offre poco agli universitari». «Spesso – raccontano – ci spostiamo verso altre città della Romagna perché da questo punto di vista Cesena offre poco». Implementare l’offerta tuttavia non significherebbe investire nella vita notturna, aggiungono, ma «ricercare stimoli di vario tipo per il bene della popolazione di Cesena, dall’apertura di nuovi locali alla programmazione di eventi destinati alla nostra fascia di età».

«Cesena – dice Marino Savoria –, dev’essere una città per tutti, senza barriere architettoniche per chi si muove su carrozzine, deambulatori o usa passeggini. Qualche cosa negli anni passati era stato fatto, come la realizzazione dei ‘corridoi’ di piazza del Popolo o l’avvio della mappatura delle criticità in città, ma ora sul tema sta tornando il disinteresse. Penso per esempio alla nuova piazza della Libertà: perché su tre lati il livello della pavimentazione è complanare, mentre in Galleria Oir è inclinata?» Altro alert: «Com’è possibile prevedere gli stalli per la sosta dei disabili in pendenza sul lato dell’ufficio postale? Bisognava collocarli dalla parte opposta, in piano. Se sfugge una carrozzina, che succede? Certe problematiche non possono essere affrontate con faciloneria, ma serve una progettazione ragionata, che tenga conto delle esigenze di tutti. Ora voglio vedere cosa accadrà con la nuova piazza san Domenico».