Cesena, 6 settembre 2023 – La qualità della vita e il posto di lavoro fisso conquistato dietro alle scrivanie di un ente pubblico, non sono più sinonimi. A smentire i luoghi comuni sono i fatti, quelli che anche nel nostro territorio raccontano di concorsi per l’accesso alle pubbliche amministrazioni che sfociano in graduatorie in rapido smaltimento, se non addirittura di contesti nei quali le offerte di impiego superano le domande. Le ragioni sono molteplici e tra queste spiccano le nuove propensioni - frutto anche del post pandemia -, che stanno ridisegnando interessi e priorità della popolazione lavorativa di ogni età. "Il tema è noto – conferma Mario Giovanni Cozza, segretario generale di Cisl Funzione Pubblica Romagna – e anzi col passare del tempo la questione diventa sempre più evidente. La stabilità lavorativa non è la sola e unica priorità ricercata: in ballo c’è ben altro, a partire per esempio dalla gratificazione che un impiego può dare. La ricetta per invertire la tendenza deve essere quella di rendere la persona protagonista del lavoro che svolge, attraverso una costante formazione e il coinvolgimento nei processi decisionali, fattori in grado di rendere l’operatore ben più di un singolo ingranaggio all’interno di una gigantesca macchina". Il tema economico non è trascurabile: a parità di competenze e formazione, il settore privato è in grado di fornire prospettive più allettanti rispetto a quello pubblico. "Con in più – rilancia Cozza – il welfare aziendale, che in ambito pubblico è ancora migliorabile. Così si finisce per incentivare le figure più qualificate a cercare maggiori gratificazioni attraverso carriere non legate agli enti locali e statali. Dunque il sistema Italia paga un dazio importante, legato alla perdita di competenze di qualità che rappresenterebbero un valore aggiunto per l’intera comunità". Il tema della coperta corta, per gli enti locali si traduce così in graduatorie con liste d’attesa a velocissimo assorbimento, favorite anche dall’alto turnover legato alla fine del percorso lavorativo di tante figure, mentre allargando lo sguardo ai settori socio sanitari o a quelli abbinati alle istituzioni statali, il quadro è ancora più complesso, fatto di posti vacanti spesso difficili da ricoprire. "Tra le motivazioni merita di essere citata anche la non ottimale organizzazione delle offerte di lavoro, che quando vengono proposte su base nazionale rischiano di diventare troppo dispersive e poco allettanti per chi sarebbe invece più interessato ad avere idee chiare in termini sia di collocamenti geografici che professionali. In quest’ottica rientra pure la sempre più marcata richiesta di flessibilità nell’organizzazione delle giornate". Dunque il futuro del dipendente pubblico è tutto da ridefinire, a braccetto coi cambiamenti nel mondo del lavoro e dell’implementazione delle tecnologie. "Tante competenze sono cambiate, così come tante mansioni si sono evolute grazie ai servizi digitali. Vengono richieste conoscenze diverse, costantemente implementate. E’ un fattore positivo e stimolante, che però l’ente pubblico deve saper assecondare al meglio, nell’interesse di tutti. L’esempio più attuale è il Pnrr, cruciale per il futuro del Paese. Serve personale competente, formato e motivato".
CronacaAddio mito del posto fisso: "L’impiego pubblico non attrae più, dipendenti in fuga verso il privato"