
Il tenente Ambra Francolini, 30 anni, cesenate, è al comando di 108 soldati
Cesena, 9 duicembre 2021 -"Non sono una patita delle armi. Ma mi piace comandare e affrontare sfide sempre nuove. Non ho paura delle responsabilità e del duro lavoro". Dietro la voce dolce e gentile di Ambra Francolini, 30 anni, originaria di Cesena, tenente di vascello della Brigata San Marco di stanza a Brindisi, s’intuisce una grande passione e una volontà di ferro. Contro ogni stereotipo di genere, ma anche senza paura del politicamente corretto.
Donne in divisa stessa parità con i maschi - di Beppe Boni Lei è la prima donna al comando di una compagnia di fucilieri di Marina della Brigata San Marco. Vuole essere chiamata al femminile ‘la’ comandante? "No, io preferisco la tradizione e la consuetudine militare: sono il comandante. E i miei 108 soldati sono sono i miei uomini, anche se tra loro c’è una donna". Militare per vocazione o per tradizione familiare? "No, per una folgorazione. A nove anni ho conosciuto un vecchio alpino che mi ha raccontato la sua esperienza di guerra con la ritirata di Russia. Sono rimasta affascinata dai valori della divisa". Singolare anche la scelta della Marina e al suo interno della spe cialità dei fucilieri, i marines italiani. "Sono stata incuriosita dallo slogan ‘Entra in Marina e conoscerai il mondo’. I fucilieri di Marina? Operano tra mare e terra, la sfida è ancor più complessa". Le donne nell’Esercito sono presenti da anni ma sono ancora una minoranza. Resistenze? "Nella mia classe in Accademia a Livorno su 40 ufficiali eravamo sei donne. Sono stata la seconda a entrare in un reparto operativo. Certo, qualcuno può aver paura che le tradizioni vengano scardinate da una presenza femminile, ma le donne hanno forti ambizioni, superano tute le difficoltà". La vita in caserma, le responsabilità, l’addestramento: non deve essere facile stare in mezzo a tanti uomini. "Sapevo cosa aspettarmi. Mi sono sentita subito a casa, felice per il traguardo raggiunto. Si creano legami molto forti, si vi ve insieme e si soffre insieme". Una professione così richiederà molti sacrifici, anche nelle relazioni personali. "Non è difficile far convivere vita privata e professionale, ma richiede tanto impegno e qualche sacrificio, anche alle famiglie lontane. Non sempre si festeggia il Natale assieme. L’ultima Pasqua l’ho trascorsa a Jesi dove abbiamo allestito un posto medico avanzato in supporto all’ospedale per l’emergenza Covid". Più facile fidanzarsi con un commilitone o con un civile? "Ci sono entrambe le casistiche. Io sono single, sto bene con me stessa e sono concentrata sul mio importante incarico". Nelle missioni all’estero sono sempre più frequenti confronti con civili armati, magari donne o ragazzini. Teme questa eventualità? "Non mi sono mai trovata in questa situazione, ma negli studi e nelle esercitazioni questo scenario è ben presente. Siamo preparati". C’è una specificità femminile in divisa? "Si è compreso da tempo quanto possiamo essere complementari. In tanti teatri la presenza femminile è essenziale per avere un quadro più ampio. In generale le donne possono avere una determinazione mentale maggiore che compensa le differenza di capacità fisiche. Anche se l’unica ragazza sotto il mio comando è arrivata prima alla gara di resistenza". Qualche sottoposto storcerà il naso a ricevere ordini da una giovane donna. "Non ho mai avuto di questi problemi. I rapporti sono corretti. Certo tra comandante e soldati di primo acchito ci si studia a vicenda. L’importante è trovare la chiave giusta per entrare in sintonia".