
Allarme insetti (foto Ravaglia)
Cesena, 10 agosto 2019 - Decine di telefonate ricevute ogni giorno, a ognuna delle quali corrisponde una richiesta d’aiuto. Non per spegnere un incendio, ma per bonificare un’area dai nidi di vespe e calabroni, che in questo periodo rappresentano una delle maggiori fonti di preoccupazioni dei cesenati.

Claudio Venturelli, entomologo dell’Ausl, il pericolo è reale? «Dipende dai casi e dalle circostanze. Ovviamente i vigili del fuoco vigliano continuamente sulla sicurezza della comunità e dunque le chiamate al 115 devono essere effettuate solo in caso di effettivo rischio per le persone. Però sì, le punture di api, vespe e calabroni non devono essere sottovalutate. Lo dicono i numeri».
Quali? «Cito un raffronto con le vipere, da sempre temutissime: negli ultimi cinque anni in Italia si sono registrati una manciata di decessi in seguito a morsi del serpente, più o meno in media uno ogni dodici mesi. Riguardo alle morti legate agli attacchi degli imenotteri invece il numero supera i trecento».
Che comportamenti è bene adottare? «Innanzitutto evitare di entrare nella loro area. Le vespe hanno un raggio d’azione limitato, ma sono carnivore, se sentono l’odore del sangue sono spinte alla caccia dal desiderio del cibo, mentre le api no: per restare al passo coi tempi potremo definirle vegane. Non hanno alcun interesse ad avvicinarsi all’uomo, anche perché dopo aver punto, il loro pungiglione seghettato si stacca dal corpo e ne provoca la morte. Quello delle vespe invece è liscio e dritto. Le api si muovo in sciami, sono più grosse e hanno il corpo ricoperto da una sorta di peluria, alla quale si attacca il polline dei fiori».
Dove nidificano? «Difficile trovare un nido di api: la maggior parte vive nelle arnie degli apicoltori. Per quanto riguarda le vespe invece ci sono quelle che costruiscono le loro ‘case’ sotto terra, nei boschi come anche nei giardini di casa, arrivando fino a un metro di profondità e ospitando anche migliaia di esemplari. Altrimenti ci sono i sottotetti, le grondaie, i capanni dismessi, le persiane…». Il loro veleno può essere mortale. «Per una persona allergica può essere fatale anche una sola puntura, ma tutti dovrebbero tenere alta la guardia, perché il veleno non viene smaltito dal corpo e si accumula: magari decine di becchi non portano conseguenze e poi improvvisamente un ultimo in più cambia tutto».
Come ci si difende? «Chi è particolarmente a rischio o chi teme di essere allergico può contattare il suo medico che valuterà la possibilità di effettuare test allergici specifici. Il problema è che bisogna agire in fretta, perché spesso il tempo a disposizione non è molto. Bisogna cercare di non perdere la calma, usare il telefono per chiedere auto piuttosto che mettersi a correre. Sulla zona colpita è meglio mettere impacchi caldi. E soprattutto chi è più a rischio può valutare di portarsi appresto dei prodotti da utilizzare immediatamente dopo aver ricevuto il becco, per superare lo shock e avere il tempo di raggiungere un presidio medico: sono l’equivalente dell’insulina per i diabetici, un vero salvavita».