Caso Teverini Cesena, la sorella di Manuela: "Non è una vittoria, ma una liberazione"

Costante Alessandri è già in carcere, la Cassazione ha confermato la condanna a vent’anni per l’omicidio della moglie. "Per tutti noi sono stati ventun anni di agonia"

Antonella Teverini, la sorella maggiore di Manuela

Antonella Teverini, la sorella maggiore di Manuela

Cesena, 23 settembre 2021 - L’ultima pagina di quel giallo che ha fatto sprofondare Cesena nel mistero lasciando una verità sospesa dal 2000 fino ad oggi, e ha gettato un’intera famiglia nel dolore, si è chiusa mercoledì notte in Cassazione con la conferma della condanna di Costante Alessandri a 20 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Manuela Teverini. E’ la sorella maggiore di Manuela, Antonella Teverini di 58 anni, a raccontare la reazione della famiglia che ha ricevuto dagli avvocati Carlotta Mattei e Antonio Baldacci la notizia della condanna.

Antonella Teverini, possiamo chiamarla vittoria?

"Da un lato questa condanna è una sorta di liberazione, ma non la voglio chiamar vittoria. Perché non è una vittoria di niente. E’ solo una conquista a livello giudiziario".

Come è andata in Cassazione? 

"Pensavamo che non ci facessero neanche entrare per via del Covid e siamo andati là facendo un salto nel buio, ma abbiamo assistito al processo. Eravamo molto tesi. Da giorni non dormivamo. La sera prima dell’udienza non ho proprio chiuso occhio".

Quale è stata la vostra reazione quando avete saputo che Costante Alessandri era stato condannato?

"E’ stata la fine di ventun anni di agonia. Eravamo distrutti. La tensione, il non dormire, l’aspettare questa sentenza che non arrivava mai, fino all’1.30 di notte, è stato molto pesante".

La figlia di Manuela, Lisa, era presente al processo?

"Sì era con me e con mia sorella Marinella e mio fratello Gabriele. Era indecisa se venire, le è costato molto. Ha sempre pianto e non vuole parlare con nessuno. E’ uscita dall’aula e piangeva, poi nel viaggio di ritorno in macchina non voleva sentir nulla del processo. Era molto preoccupata perché temeva che il padre non sarebbe stato condannato. Ha sempre avuto paura di lui e la possibilità che restasse libero la tormentava".

Lisa ha mai incontrato il padre in questi anni?

"Tante volte le è stato chiesto dagli inquirenti di parlare con lui, anche per vedere se si riusciva a trovare i resti della povera Manuela, ma mia nipote ha sempre detto che lui le faceva paura. Qualche anno fa disse che se il babbo fosse andato in prigione forse, dietro alle sbarre, l’avrebbe incontrato. Lisa è stata una bambina che ha sofferto moltissimo. Quando è stata affidata a mia sorella Marinella, a 5 anni, aveva incubi tutte le notti. Sempre seguita da una psicologa. E’ stata una ragazzina molto impegnativa. Le è venuta a mancare la mamma a 4 anni, poi i nonni paterni le dissero che la madre se ne era andata in montagna e di qui i suoi sensi di colpa".

Quando ha saputo che il colpevole della scomparsa della mamma poteva essere il padre?

"A sei anni. Noi non le abbiamo mai detto niente. Ha seguito un percorso coi servizi sociali. Era destabilizzata e ha chiesto di non vederlo più. Ora ha 25 anni, è una ragazza molto intelligente, ma è ancora in fase di elaborazione. Se chiedi a un bambino qual è il suo punto fermo nella vita chiunque risponde la mamma, e a lei è venuto a mancare il punto di riferimento principale".

Questa condanna non può rappresentare un passaggio per tutti voi per poter voltar pagina?

"Sì, è comunque una fine, anche se purtroppo ci mancano i resti della povera Manuela. Quando era partito il processo nel 2016 noi cercavamo solo quello: volevamo darle una sepoltura degna nella tomba di famiglia, assieme a mio padre e mia madre, poter inginocchiarci davanti a un fiore ogni volta che lo volevamo. Ho detto spesso a mio cognato che non ci interessava che andasse in galera. Un giorno ho avuto modo di incrociarlo e lui mi ha detto: ‘Secondo te io sarei così stupido da metterla qui, sotto i miei piedi? Qui nella zona?’ Lui ha sempre negato con noi di aver ucciso Manuela, ma con quella prostituta no, con lei lo ha ammesso".

Ma perché sua sorella Manuela si voleva separare?

"Pensava che il marito la tradisse".

Chiederete un risarcimento in sede civile, oltre alla provvisionale di 950mila euro già confermata?

"A me dei suoi soldi non interessa niente".

Cosa prova nei confronti di quell’uomo?

"Ha portato via la vita a una donna che aveva 36 anni, ha portato via la nostra vita, ha combinato un disastro totale. Non gli ho mai parlato con rabbia, ma in cuor mio, come faccio a non odiarlo? Mi ha portato via la mia sorellina, di un anno più giovane di me. Di lei ho dei bei ricordi. Come tutte le sorelline coetanee litigavamo ma poi crescendo siamo diventate tanto unite e ci confidavamo".

E’ una condanna giusta?

"Non è giusta. Non dovrebbe esistere il rito abbreviato (con uno sconto di pena, ndr) per un omicidio".