DANIELE ZANDOLI
Cronaca

Cesena, Arrigoni e i sogni realizzati: "Tornare a casa è da pelle d’oca"

Il centrocampista: "Non mollo mai, qui respiro un’aria magica: voglio trasmetterla ai giovani in curva"

Tommaso Arrigoni e Massimo Agostini durante la presentazione all’Orogel Stadium

Tommaso Arrigoni e Massimo Agostini durante la presentazione all’Orogel Stadium

Un altro che torna a casa. Dopo il rientro di Dimitri Bisoli, cresciuto nelle giovanili del Cesena, ora tocca a Tommaso Arrigoni rivestire la maglia del Cavalluccio, passati ormai 15 anni dagli esordi. Lui a Cesena ci è anche nato e quindi il rientro vale doppio. A probabile chiusura di un cerchio che lo vide iniziare nel lontano 2011, prima in Coppa Italia e poi in campionato, serie A, guidato dal suo omonimo Daniele, l’esordio a dicembre di quell’anno contro l’Atalanta. "Ero giovanissimo, mi trovai come in un sogno dalla Primavera a competere coi grandi campioni della massima serie. Fu una esperienza incredibile. Giocai molte partite, ma il sogno svanì e mi trovai a giocare in serie C". Già, la carriera avrebbe potuto assumere ben altri aspetti, viste le premesse. "Tanti alti e bassi. In serie C non mollai, volevo dimostrare a tutti il mio valore fino a ritrovare la cadetteria col Como. Un’altra esperienza straordinaria, una bella parentesi. Ma il mio cuore è sempre stato a Cesena ed ora che sono qua sono felice".

Una soddisfazione che coinvolge anche chi in bianconero l’ha voluto, a cominciare dalla società ed è Massimo Agostini, consigliere del Cesena, a descrivere il piacere di essere arrivati a Tommaso. "Lo conosco fin da ragazzino – sono parole del dirigente – anche nel settore giovanile mostrava doti importanti, una identità genuina che rispecchia la nostra famiglia, il bianconero di Romagna. Tommaso porta esperienza avendo disputato quasi 400 partite da professionista. Con lui siamo stati bravi e fortunati perché altre squadre l’hanno cercato e Fusco ha anticipato tutti, parlandogli del nostro progetto e di quanto lui possa essere importante".

Al Manuzzi è tornato col Sudtirol lo scorso anno e non nasconde l’emozione che provò di trovarsi ancora all’interno del ’suo’ stadio, seppur da avversario. "Da pelle d’oca, so quanto possa essere importante il sostegno dei nostri tifosi, davvero il dodicesimo uomo in campo. Mi sono sentito a casa".

A Bolzano è arrivato anche un infortunio. "Mi sono rotto il perone e i legamenti di una caviglia, ma ora è tutto alle spalle. Mi manca solo il ritmo partita".

Sarà agli ordini di un tecnico, Michele Mignani, che lo conosce per averlo già allenato. "Il ruolo del mister è stato importante anche per il mio ritorno e gliene sono grato. Lui mi ha schierato in tutti i ruoli di centrocampo, play, trequartista a Siena, mezzala. Sono contento anche di giocare con ragazzi che hanno affrontato e vinto le difficoltà di passare dalla serie C alla B. Assieme a loro vogliamo far capire ai nostri tifosi quanto teniamo alla maglia. Voglio far emozionare i giovani in curva come capitava a me da ragazzino, quando vedevo giocare De Feudis e Salvetti".