
La sede della Cassa di Risparmio di Cesena
Cesena, 12 dicembre 2015 - Tutto il sistema bancario romagnolo è in fibrillazione. Non ci sono solo i movimenti delle banche di credito cooperativo che hanno avviato un processo di aggregazioni che avrà la sua prima concretizzazione il 1° gennaio prossimo con la nascita del Credito Cooperativo Romagnolo dalla fusione della Banca di Cesena e della Bcc di Gatteo, e di BancaRimini dalla fusione tra la Banca di Rimini e la Bcc Valmarecchia. Altre aggregazioni si annunciano nel breve periodo, a partire da quella della Bcc di Sala con Romagna Est che fa da cuscinetto tra le provinca di Rimini e Forlì-Cesena. Anche il mondo delle Casse di Risparmio sta per vivere una stagione assai movimentata: da Rimini arriva la notizia che pochi giorni fa il presidente della Fondazione Carim, Massimo Pasquinelli, ha informato ufficialmente le Casse di Risparmio di Rimini, Cesena e Cento, di avere incaricato Mediobanca, nel ruolo di advisor, di approfondire l’ipotesi di una fusione a tre.
La notizia è giunta inattesa poiché colloqui informali a fine estate dell’anno scorso non avevano portato ad alcuna intesa e poi si erano interrotti. Ora sia la Cassa di Rimini che quella di Cesena sono alle prese con la necessità di effettuare rapidamente un aumento di capitale per rientrare nei parametri imposti a ogni banca in modo differenziato dalla Consob e dalla Banca d’Italia: il punto dolente per entrambe le banche è il Tier1, cioè il parametro che indica il rapporto fra il patrimonio della banca e il credito erogato non in valore assoluto, ma ponderato a seconda di vari fattori di rischio legati, tra l’altro, alla concentrazione dei settori e dei soggetti beneficiari dei finanziamenti.
Per la Carisp, controllata al 66 per cento dalle Fondazioni di Cesena (48,5%), Lugo (11,7%) e Faenza (6,5%) Consob e Banca d’Italia hanno indicato un Tier1 minimo dell’8,50%, mentre i dati di bilancio al 30 settembre scorso si attestavano all’8,22%. Lo scarto non è grande, ma in vista della necessità delle Fondazioni di ridurre fortemente la quota controllata, c’è l’esigenza di un consistente aumento di capitale per superare sesnibilmente il livello minimo indicato per il Tier1. Per questo il consiglio d’amministrazione della Carisp ha deciso di non procedere con la conversione in azioni del prestito obbligazionario 4% da 33 milioni di euro, ma di restituire ai sottoscrittori le quote capitale e i relativi interessi venerdì prossimo, 18 dicembre.
Anche la Carim, controllata al 56% dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, è in condizioni analoghe: come per la Cassa di Cesena i parametri sono superiori ai minimi richiesti per Cet1 e Total Capital Ratio, ma non per il Tier1: la quota richiesta è il 9,30%, mentre quella derivante dal complesso calcolo del rischio sul credito è dell’8,96%. Quindi anche a Rimini è necessario un aumento di capitale che seguirebbe quello che ha consentito alla Carim di uscire dalla gestione commissariale.
Per cento non ci sono problemi in relazione ai parametri, ma la Fondazione che ne controlla il 51,4% del capitale deve cedere una quota consistente delle azioni per diversificare i suoi investimenti.