
Ruggero Sintoni
È sempre più vivido il sogno che Forlì possa diventare capitale della cultura del 2028: la candidatura non è ancora stata ufficialmente avanzata (del resto non è ancora uscito il bando), ma del progetto si è parlato concretamente anche nel corso di un incontro che, nei giorni scorsi, si è tenuto in Regione tra l’assessore forlivese alla cultura Vincenzo Bongiorno e la sua omologa regionale Gessica Allegni. Un sogno che ora è condiviso anche da Cesena che, nelle ultime ore, ha avanzato la volontà di presentarsi.
Ruggero Sintoni, co-direttore insieme a Claudio Casadio di Accademia Perduta/Romagna Teatri, società gestrice dei teatri Diego Fabbri e Piccolo, da osservatore privilegiato sul mondo della cultura locale, cosa pensa della possibile candidatura anche della vicina Cesena?
"Io penso che Forlì e Cesena debbano giocare una partita congiunta, proprio come fecero Bergamo e Brescia che ottennero insieme il titolo nel 2023".
Pensa che i rapporti tra le due città lo consentirebbero?
"Il fatto che siano due amministrazioni di colore politico diverso potrebbe essere un’opportunità in più. Inoltre, se è vero che sono tante le differenze, è altrettanto vero che sono numerose anche le similitudini".
Quali?
"Sono città vicine che formano un’unica provincia, entrambe reduci dall’alluvione e da una dura ripartenza, e, pur se con modi diversi di gestire la cultura, entrambe hanno importanti centri di produzione teatrale. A Cesena, ad esempio, ci sono il Raffaello Sanzio e il Valdoca, e anche a Forlì le realtà sono numerose e anche la stessa Accademia Perduta/Romagna Teatri riveste un ruolo molto importante sul panorama italiano e non si tira indietro quando si tratta di investire anche sui giovani".
Quindi la candidatura congiunta aumenterebbe le probabilità di riuscita?
"Penso che una rafforzerebbe l’altra, quindi varrebbe assolutamente la pena trovare una strada da percorrere insieme".
Pensa che possano essere concrete possibilità per Forlì di diventare capitale della cultura?
"Sì, certo. Parlo per il mio settore, pur consapevole che la città ha anche tante altre eccellenze: sia al Fabbri che al Piccolo, rilanciato poco più di un anno fa, contiamo migliaia di spettatori e sono frequentissimi i sold out. Questi dati hanno un peso forte: significa che i cittadini sono reattivi, amano nutrirsi di cultura".
Lei è stato sin da subito favorevole alla candidatura?
"Immediatamente. Appena ho appreso la notizia sono stato contentissimo. Penso che, al di là del risultato finale, sia un bellissimo stimolo. Una sfida impegnativa nella quale dobbiamo lanciarci con l’entusiasmo che merita".
Sofia Nardi