Collegi e candidati? Conterà di più il partito

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Gentile lettore, l’attuale legge elettorale - i cosiddetto ‘Rosatellum’ - è un pateracchio indigeribile. Risultato della riduzione dei parlamentari invocata dalla maggioranza degli italiani ma anche del mancato adeguamento del vecchio sistema alle nuove condizioni. Insomma, una responsabilità precisa degli stessi partiti che l’hanno voluta e dei parlamentari uscenti. I cittadini si troveranno così a che fare con un sistema elettorale piuttosto confuso e poco trasparente. Ricapitolando: il 37% dei seggi (147 alla Camera e 74 al Senato) viene attribuito in base al sistema maggioritario a turno unico, in altrettanti collegi uninominali. In pratica, in ogni collegio è eletto il candidato più votato. Gli altri due terzi (245 seggi alla Camera e 122 al Senato) vengono invece ripartiti secondo un sistema proporzionale, ossia divisi tra i partiti a seconda dei risultati percentuali ottenuti alle urne (con soglie di sbarramento variabili da regione a regione). Tutti gli elettori riceveranno le schede per Camera e Senato. Il voto al partito nel proporzionale si trasmette al candidato del collegio (anche il contrario con un meccanismo ancor più contorto). La previsione è che conterà molto il voto al simbolo del partito (su liste bloccate senza preferenza), dunque il candidato nel contegio influirà relativamente (anche per la brevità della campagna elettorale). Poi, quanto sarà rappresentativo del territorio lo vedremo.