PAOLO MORELLI
Cronaca

Da Vinci, assolti l’ex sindaco Buda e Foschi

Per i presunti abusi. Condannati a pene pecuniarie il direttore dei lavori Franchi e la vedova Batani

di Paolo Morelli

Assolti Roberto Buda e Vittorio Foschi, condanne a pene pecuniarie per Luciana Perugini (500 euro) e Alessandro Franchi; respinte le richieste di risarcimento delle parti civili (Comune, Provincia e Regione), dissequestro di alcune camere la cui legittimità era stata contestata dalla Procura della Repubblica. La sentenza è stata letta alle 19.20, dopo sei ore di camera di consiglio, della presidente del collegio giudicante Ilaria Rosati, affiancata dai giudici Marco De Leva ed Elisabetta Giorgi.

La sintesi del processo per i presunti abusi al Grand Hotel da Vinci l’ha evidenziata l’avvocato Lorenzo Valgimigli, difensore dell’ex sindaco Roberto Buda: "La montagna ha partorito il topolino" ha detto aprendo la sua arringa durata un’ora e mezza, la più lunga fra quelle dei difensori. In effetti il processo è durato quasi tre anni (la prima udienza è dell’aprile 2018), ma prima c’erano state le indagini preliminari (l’udienza dal Gup è dell’ottobre 2017) con profusione di mezzi e consulenze per arrivare all’incriminazione di sei persone, due delle quali hanno preferito risolvere la questione in modo relativamente rapido accettando una pena alternativa consistente in lavori socialmente utili.

L’avvocato Valgimigli ha chiesto l’assoluzione di Buda, per il quale il pubblico ministero Filippo Santangelo aveva proposto la condanna a 400 euro di multa per omessa denuncia. Assoluzione sollecitata anche dagli altri difensori Massimiliano Nicolai per Luciana Perugini vedova Batani ("Il collaudo della struttura c’era ed era valido") e per il direttore dei lavori Alessandro Franchi, per i quali il pubblico ministero aveva proposto rispettivamente un anno e quattro mesi di reclusione e 400 euro di multa’ e Massimo Campana per Vittorio Foschi ("Ha sempre agito nell’interesse del Comune, non del privato, come quando insieme a Buda chiese la fideiussione che la precedente amministrazione aveva previsto, ma senza chiederla").

Ma c’è stato anche un momento in cui la vicenda del ‘Da Vinci’ aveva preso una brutta piega: all’inizio del 2017 il pubblico ministero Filippo Santangelo aveva chiesto il sequestro del lussuoso albergo ai fini della confisca, richiesta respinta dal giudice delle indagini preliminari Monica Galassi. Se l’avesse accolta ora probabilmente il Grand Hotel Da Vinci sarebbe stato abbandonato al degrado e sarebbe tornato una topaia come era prima che l’albergatore Antonio Batani l’acquistasse e lo trasformasse in albergo di lusso, volano dell’economia di Cesenatico.