ELIDE GIORDANI
Cronaca

Divisi sullo ‘Ius scholae’. I nuovi italiani? Aspettano

Cittadinanza ai figli d’immigrati dopo un ciclo scolastico, Lucchi (Pd) apre alla proposta di Forza Italia. Celletti (Lega): "Non se ne vede la necessità" .

Divisi sullo ‘Ius scholae’. I nuovi italiani? Aspettano

Una classe di scuola elementare con alunni di diverse nazionalità d’origine (repertorio)

Si riverbera nella dimensione locale il dibattito tra le forze politiche sullo ius scholae, ossia il diritto alla cittadinanza italiana per figli di genitori stranieri, nati in Italia o arrivati qui entro i 12 anni di età, purché abbiano frequentato uno o più cicli scolastici. Il provvedimento, se mai supererà la contrarietà dei partiti che vi si oppongono (soprattutto Fdl e Lega), nella nostra realtà riguarda 1.689 minorenni, di cui 1.143 nati a Cesena. Per la legge non sono italiani, benché abbiano tutti la cittadinanza onoraria. Una soluzione simbolica, a dire il vero, benché sia stata loro conferita ufficialmente dal Comune di Cesena a margine delle iniziative dello scorso 25 Aprile (una "Liberazione" dall’incertezza sulla loro identità civica) di cui ha tenuto le fila l’assessora per la persona e la famiglia Carmelina Labruzzo che ha pilotato l’iniziativa "Cesenati anche noi".

"Sono certa che il Partito Democratico farà di tutto per non sprecare questa occasione" dice in un suo intervento Francesca Lucchi, assessora e candidata PD alle prossime elezioni regionali facendo riferimento all’apertura siglata da Forza Italia attraverso il suo leader e ministro Antonio Tajani. "Finalmente - prosegue la Lucchi - si affronta un tema così importante come la cittadinanza dei tanti bambini figli di stranieri, ma di fatto italiani, al di fuori degli steccati ideologici. C’è la volontà, o almeno pare, di riconoscere che tutti i bambini e i ragazzi che frequentano le nostre scuole sono uguali. Bambini e ragazzi che vanno a scuola con i nostri figli, sono al parco insieme tutti i giorni, fanno sport insieme, condividono passioni e giornate, ma che ancora non possono dirsi italiani".

A stretto giro il commento di Antonella Celletti, responsabile Enti locali Lega Romagna. "Non si avverte alcuna necessità di cambiare la legge sulla cittadinanza, tantomeno di introdurre lo ‘ius scholae’: a diciotto anni i figli nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri possono, se vogliono, chiedere la cittadinanza. Fino a quell’età hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità dei giovani italiani. La cittadinanza non può essere regalata, è un passo importante e per questo deve essere assunto responsabilmente, ma non può neppure essere imposta. Purtroppo a sinistra si affronta questo tema senza un’analisi della situazione e senza spiegare cosa si intenda per integrazione. Anche Francesca Lucchi va avanti a slogan. Chi crea gli steccati ideologici è la sinistra che finge di non vedere la realtà che presenta un’articolata platea di giovani immigrati con culture d’origine diverse, anche incompatibili tra loro e con la nostra". "E allora – conclude Celletti – ci dica Lucchi se cittadinanza per il Pd significhi anche integrazione con la nostra società e con i principi della Carta costituzionale o se sia la nostra società a doversi adattare e uniformare a valori e regole di altre culture, magari antitetici ai nostri. A Lucchi voglio anche ricordare che l’Italia è il paese che concede in assoluto più cittadinanze in Europa, nel 2022 sono diventati cittadini italiani oltre 213.000 stranieri, il 76% in più che nel 2021".