
di Paolo Morelli
Non si sblocca la causa civile intrapresa come azione di responsabilità dai commissari straordinari di Banca Romagna Cooperativa, Claudio Giombini e Franco Zambon, nei confronti di 44 convenuti, dei quali 37 sono persone fisiche, ritenuti responsabili del dissesto della banca che fu messa in liquidazione coatta amministrativa (procedura analoga al fallimento) il 15 luglio 2015.
Nell’atto di citazione vengono elencate 24 operazioni bancarie non andate a buon fine che riguardano entrambe le gestioni che facevano capo agli ex presidenti Luigi Mondardini e Nazario Sintini per una somma complessiva di circa 64 milioni di euro.
Dopo la messa in liquidazione la causa è passata nelle mani del liquidatore, l’avvocato romano Alessandro Leproux che l’ha proseguita nei confronti di ex amministratori, sindaci e dirigenti, società di revisione e assicurazioni per le polizze stipulate a suo tempo dagli amministratori e sindaci. Nel frattempo sul fronte penale si sono concluse le indagini preliminari nel confronti degli ex amministratori, sindaci e dirigenti, e nell’ottobre 2018 c’è stata l’archiviazione che ha prosciolto tutti gli indagati.
La causa civile iniziò nel settembre 2015 davanti alla giudice Daria Sbariscia del Tribunale delle imprese di Bologna che però nel 2018 è deceduta. Il corposo fascicolo è passato nelle mani del giudice Vittorio Serra con un rallentamento del procedimento. Ulteriori intoppi ci sono stati con i decessi di Stefano Franchi di Vergato (Bologna) e Michele Margheritini di Santa Sofia, sull’Appennino forlivese. Nel giugno dell’anno scorso, dopo un lungo e complicato lavoro di raccordo e mediazione tra i convenuti e il liquidatore Alessandro Leproux, è stato raggiunto un accordo per chiudere la questione con un’offerta di poco inferiore a sette milioni di euro, in parte coperti dalle assicurazioni: la somma è stata raccolta e versata in un conto bancario vincolato gestito da un notaio e l’accordo è stato sottoposto alla valutazione della Banca d’Italia che finora, a nove mesi di distanza, non ha ancora espresso il ‘nulla osta’.
Si tratta di una somma notevolmente inferiore a quella richiesta nella citazione dei commissari Giombini e Zambon, ma che consentirebbe al liquidatore di avere a disposizione la liquidità necessaria a pagare i creditori e avviare la procedura verso la chiusura. A metà marzo c’è stata un’udienza che si è svolta da remoto e si è risolta con un rinvio anche per l’espletamento delle procedure relative alla riassunzione della causa dopo il decesso di Margheritini. Per questo la data della prossima udienza non è stata ancora fissata.