I conti con la tempesta perfetta "Quantità di pioggia immensa: una nuova diga per difenderci"

Parla il geologo Angeli: "Creare un nuovo bacino per evitare che tutta l’acqua si riversi nei fiumi. La rete fognaria ha retto l’urto, ma si deve fare di più per evitare che questi episodi si ripetano".

I conti con la tempesta perfetta  "Quantità di pioggia immensa:  una nuova diga per difenderci"

I conti con la tempesta perfetta "Quantità di pioggia immensa: una nuova diga per difenderci"

di Luca Ravaglia

Stefano Angeli, geologo, per anni attivo nella sfera politica cittadina e ora molto attento al mondo del volontariato, abbiamo dovuto fare i conti con la ‘tempesta perfetta’?

"Questo drammatico scenario è il risultato di una serie di eventi di fortissima intensità che sono confluiti insieme. Prima di tutto le precipitazioni, intense e concentrate lungo tutto il tratto del fiume Savio. In poche ore è caduta un’immensa quantità di acqua, che per di più non è riuscita a trovare sfogo verso il mare, dove contestualmente si stava vivendo un’altra fase critica, causata dal forte vento proveniente da est".

Mentre l’acqua del fiume non riusciva a defluire, le onde del mare ne spingevano altra verso l’interno.

"Il risultato purtroppo ora è sotto gli occhi di tutti. Ed è devastante. Non si può restare impassibili davanti a questo scenario. Anche per questo, a titolo personale, ho voluto fare la mia parte rimboccandomi le maniche e andando a fornire il mio aiuto nella zona allagata tra i due ponti cesenati".

Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro?

"Purtroppo lo scenario non è buono. Tantissima acqua è caduta su terreni abituati da mesi a pochissima pioggia. Il mix è il peggiore possibile e le conseguenze si stanno già vedendo in tanti punti".

E’ da qui che nascono gli smottamenti?

"La terra perde la sua compattezza e frana. Il punto è che in questi casi sono prevedibili anche fenomeni di importante entità, probabilmente destinati a proseguire nel tempo".

Quanto tempo?

"Dipende da molti fattori, ma di sicuro questo tipo di – grosso – problema non si esaurirà dalla sera alla mattina. Dunque per ripristinare la situazione precedente, anche in termini di viabilità stradale, servirà molto tempo".

Il nostro territorio è predisposto a questo genere di criticità?

"La catena appenninica è ‘giovane’, dunque più soggetta a rischi come quelli che si sono verificati nelle ultime ore".

Cosa può fare l’uomo per difendersi?

"Non è il momento di aprire il fronte delle polemiche. Torno soltanto su un tema sul quale insisto da anni: i problemi che arrivano a valle, nascono a monte. Creare un nuovo bacino di contenimento dell’acqua avrebbe un ruolo molto importante". Una nuova diga?

"Più piccola rispetto a quella di Ridracoli, da realizzare nell’area del lago di Quarto. Il tema è noto, ma di fatti concreti non ne sono ancora arrivati".

Quale sarebbe la strategia? "Semplicemente in previsione di grandi piene, bisognerebbe lasciare l’invaso lontano dalla capienza massima, in modo da garantire una significativa ‘valvola di sfogo’, evitando che tutta l’acqua si riversi lungo i fiumi".

Che dice della manutenzione dei fossi?

"Che può essere decisiva. L’attenzione deve sempre restare alta, ma in generale dalle nostre parti a riguardo non rilevo particolari criticità. Per chiudere il cerchio c’è un ultimo tema: direi che la rete fognaria cesenate ha complessivamente retto l’urto. Questo per dire che la differenza l’ha fatta la fortissima portata degli eventi di queste ore. Il che però non significa rassegnarsi al fato: si può e si deve fare molto per evitare che episodi del genere possano presentarsi di nuovo".