MARINO
Cronaca

Il progetto con Forlì: "Capitale della cultura?. Allettante, ma prima chiariamoci le idee"

Marino Mengozzi: "Non è una serie di iniziative a prescindere da criteri e obiettivi. Occorre distinguere tra cultura e divertimento".

Un concerto alla Rocca Malatestiana durante la stagione estiva (foto Luca Ravaglia)

Un concerto alla Rocca Malatestiana durante la stagione estiva (foto Luca Ravaglia)

Mengozzi*Volete ch’io non mi rallegri per l’inaspettato – e per certi versi sorprendente – irrompere della cultura sulla pubblica scena, sui media e nella dimensione provinciale? Certo che sì! Allora via al cantiere, se ci sono vera convinzione, volontà di coinvolgimento e disposizione a lavoro arduo: fatte salve talune condizioni, da mettere a fuoco con onestà. La prospettiva di Capitale della Cultura appare senza dubbio allettante: per l’immagine che veicola, più ancora che per le risorse che porta (indispensabili e mai bastevoli). Ma quale dimensione riveste, per noi, la cultura? Spererei che il quesito non giungesse peregrino, stucchevole o, peggio, recepito con sufficienza: che non sarebbe di buon auspicio. Perché cultura è una delle parole più importanti, ma pure fra le più abusate. Fateci caso: tutto è diventato cultura! È necessario intendersi e chiarire (i più drastici affermano: tutto cultura, niente cultura). Perché può darsi un equivoco: che cioè essa consista in una serie continua di iniziative (incontri, conferenze, mostre, concerti, pubblicazioni), tanto più valide quanto più numerose, valide per il solo fatto d’esserci, dunque a prescindere da criteri, finalità, contenuto e risultanze. La cultura è una fondamentale dimensione esistenziale, ‘traduce’ la concezione della vita, possiede un eminente valore educativo, insegna a riflettere, investe la sociabilità, forma il cittadino, all’occorrenza corregge o stoppa; insomma, fa crescere. Lo dichiara già la sua etimologia, dal latino colere, "coltivare": la cultura coltiva, ma va anche coltivata. Come lo fa? Mediante ‘autori’ e quanto è autorevole: dal latino augere, "far crescere". E chi fa crescere in quanto autorevole? Testimoni, scrittori, poeti, artisti, intellettuali, ma pure famiglia, genitori, scuola, amici, comunità, società, esperienze che aprono gli occhi e dilatano lo sguardo, che danno corpo alla libertà sostenendola e nutrendola, valorizzandola senza soffocarla o pretendere di convogliarla in direttrici prestabilite o interessate. Dunque per sua natura la cultura affronta la totalità dei fattori della realtà, valuta e poi sceglie: cioè accoglie e scarta, proprio in nome dei princìpi e dei criteri che la governano.Facciamo attenzione ai campanilismi, ma senza dimenticare che i campanili, oltre a peculiari forme architettoniche, sono metafora di storia e storie, radici, ideali, valori, identità, educazione e vita vissuta, vale a dire di cultura: troppo ideologico identificarli soltanto nella fede che pure li ha inventati e realizzati quali palese, democratico riferimento. Per tutto questo ci vuole pure coraggio, per decidere quanto merita e quanto no. Occorre mettere a fuoco il confine fra cultura e divertimento (distinguendolo nell’utile intelligenza o nella banalità); qualificare ciò che è evento da ciò che non lo è (non lo stabiliscono il proponente o la mole degli afflussi); abbandonare automatiche equivalenze (tanta gente=grande circostanza, poca gente=fallimento; proposto da ente pubblico=garantito, da libera iniziativa=meno valido); dare un colpo netto al narcisismo e all’autoreferenzialità consuetudinaria; chiedersi per chi e con quale finalità progettare iniziative; correggere eventuali distorsioni; disciplinare le programmazioni, soprattutto per evitare sovrapposizioni (che in una città si svolgano in contemporanea tre iniziative è indice di ricchezza o disattenzione?). Sono alcune delle molte riflessioni possibili; senza dimenticare che il vero obiettivo non è la gloria della città Capitale della Cultura, bensì il capitale umano che s’intende tesaurizzare, a reale beneficio di tutti. Specie in un momento come il nostro in cui cresce lo smarrimento e l’umanesimo sembra scomparire dall’orizzonte.*direttore Ufficio diocesano Beni culturali e arte sacra