L’inchiesta sull’alluvione, la relazione dei carabinieri consegnata alle procure

Il corposo rapporto dei militari, che indagano insieme ai colleghi della forestale, ora è nelle mani del procuratore Antonio Vincenzo Bartolozzi e del sostituto Emanuele Daddi

Cesena, 17 marzo 2024 – C’è un primo punto fermo nelle inchieste giudiziarie sull’alluvione di metà maggio 2023 condotte in collegamento dalle procure della Repubblica di Forlì e Ravenna con l’ipotesi di reato di omicidio colposo a carico di ignoti.

L'esondazione del Savio durante l'alluvione dello scorso maggio
L'esondazione del Savio durante l'alluvione dello scorso maggio

I carabinieri, che indagano insieme ai colleghi forestali, hanno inviato una prima relazione sul lavoro svolto finora. Il corposo rapporto è stato unito alle tante segnalazioni e materiale informativo raccolto fin dai primi giorni dal 16 maggio dell’anno scorso. In base a queste prime risultanze il procuratore capo facente funzioni Antonio Vincenzo Bartolozzi (subentrato nel novembre scorso a Maria Teresa Cameli che ha lasciato la magistratura per la pensione) e il sostituto procuratore Emanuele Daddi decideranno se chiudere le indagini e formulare richieste al giudice per le indagini preliminari, oppure (come appare più probabile) disporre ulteriori approfondimenti su temi specifici avvisando le persone coinvolte affinché possano seguire le indagini attraverso avvocati e consulenti.

Uno degli aspetti che hanno maggiore rilievo in una vicenda così drammatica è quello dell’informazione alla popolazione, visto che ci sono state tante segnalazioni di famiglie, aziende e istituzioni che hanno lamentato, anche pubblicamente, di non aver ricevuto alcun avviso che i fiumi stavano esondando e l’acqua sarebbe arrivata anche a centinaia di metri di distanza, e quindi non hanno potuto provvedere a mettere in sicurezza beni e persone.

 Il sindaco di Cesena Enzo Lattuca ha affermato più volte di aver fatto il possibile impiegando ogni mezzo per avvisare tutti i cittadini, rammaricandosi solo di non aver pensato a far suonare le campane delle chiese come segnale d’allarme.

L’alluvione non ha causato solo enormi danni, ma ha causato anche la morte di 13 persone, tre nel Cesenate, tre nel Forlivese e sette in provincia di Ravenna, dove già c’era stata un’alluvione di dimensioni meno imponenti nei primi giorni di maggio.

Per ognuna di loro c’è da valutare la situazione di pericolo alla quale sono state esposte, le reazioni e i comportamenti individuali, e l’opera delle strutture di soccorso.

Le polemiche a sfondo politico sulla tempestività degli interventi delle strutture pubbliche, sugli interventi a volte caotici dei primi giorni dopo il disastro, sui ritardi nella nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo come commissario governativo e sui ritardi nell’elargizione dei risarcimenti ai danneggiati anche per le donazioni ricevute da Regione e Comuni, lasciano il tempo che trovano.

Il lavoro dei carabinieri e della magistratura è indirizzato esclusivamente all’accertamento di eventuali responsabilità.