
Il giovane talento del Cavalluccio merita un nuovo rilancio
’Tommaso Berti calciatore del mese di agosto in Serie B’. Era l’11 settembre e con questo annuncio l’ associazione calciatori Serie B decretava il riconoscimento, meritatissimo, al talento di Calisese per le prestazioni fornite in avvio di stagione. Sembra una vita fa, ma in quel momento il numero 14 bianconero rappresentava una pedina fondamentale negli schemi di Mignani, la chiave per aprire qualsiasi serratura avversaria.
Il Cesena segnava con estrema facilità e su ogni campo proponeva gioco e costringeva gli avversari a tenersi sempre sul chi vive. La capacità di farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, il tocco di palla educato e la scelta mai banale, il tutto aiutato da un motore infaticabile, hanno fatto di Berti il giocatore insostituibile in quella idea di gioco.
Però come spesso accade il ’ma’ è dietro l’angolo e nel caso del Cavalluccio ’prima maniera’ era inserito nella frase "ma il Cesena prende troppi gol".
Spinti dall’esigenza di coprirsi di più, proprio Berti è finito triturato dalla ragion di stato. Prima relegato in un ruolo non suo, mezzala in un modulo che è diventato 3-5-2, e con compiti più di contenimento che di costruzione poi, nelle ultime gare, finito in panchina addirittura ultimo nella scaletta delle rotazioni del mister dietro a Tavsan, Kargbo, Antonucci, Francesconi e Mendicino. Vittima del suo essere giocatore se vogliamo atipico: mezzala ma non troppo, trequartista ma non troppo, regista basso ma non troppo.
Toscano lo aveva valorizzato facendolo giocare dietro la punta, ma in coabitazione con un altro fantasista e con alle spalle due ’recupera palloni’ infaticabili - in serie C – come Francesco De Rose e Matteo Francesconi. Sì, perché Berti ogni tanto qualche errore lo commette e se dietro non c’è chi tappa la falla i guai possono essere seri.
I numeri di oggi sono impietosi: quasi sempre titolare fino alla gara con la Cremonese, penultima di andata, con solo due partite saltate per l’infortunio alla caviglia in seguito dell’entrataccia di Caldara contro il Modena il 21 settembre, per una totale 1.268 minuti giocati condite da due reti – a La Spezia poi in casa contro il Cosenza- e due assist. Solo panchina poi contro la Carrarese, allo stadio dei Marmi giusto uno spezzone finale di 23 minuti; titolare, ma sostituito al 60’, contro il Cittadella, e ancora panchina senza ingresso in campo contro Sampdoria e Bari. Il conto dice solo 93 minuti quattro match.
Il suo accantonamento può essere figlio di un mercato estivo monco che ha la rosa priva di un incontrista vero, la situazione potrebbe migliorare con l’arrivo di un centrocampista di gamba e con doti di rottura come Saric e con lo schema che potrebbe quindi tornare a essere quel 3-4-2-1 proposto lo scorso anno e ripreso da Mignani in avvio di campionato.
Guardare Tommaso Berti giocare è un piacere per gli occhi, viceversa vederlo intristirsi in panchina fa male a lui e al calcio in genere: urge recuperare al più presto quello che è un vero patrimonio della società.
Andrea Baraghini