
Lo Cascio e Pasolini: un uomo in scena
Luigi lo Cascio mette in scena i versi e le prose di Pier Paolo Pasolini con movenza fluida e dinamica in modo da rappresentare il mondo per come lo vedeva l’autore, La recitazione e la vocalizzazione della poetica creano un’atmosfera angusta e ansiosa nelle sequenze irrequiete. Da notare l’utilizzo della musica nelle scene più intime, la quale fa emergere la tensione verso la morte e la disperazione, in particolare nella rievocazione del suo assassinio, evocato ma non rappresentato in modo realistico per mezzo delle emozioni provate dal protagonista. La scelta minimale dell’utilizzo di solo due attori, di cui soltanto a uno viene data la possibilità di trasmettere l’opus pasoliniano, è affiancata da decorazioni surreali, comunque verosimili legate ai vari periodi della vita di Pasolini. Grazie a questo viene riprodotta una dinamica linea temporale di quella vita tempestata da alti e bassi del poeta, percorsa da Luigi lo Cascio in perfetta sintonia con la retorica da lui stesso recitata portando lo spettatore ad una comprensione maggiore dei testi dell’intellettuale, e della sua passione verso la vita e la scrittura.
Gli azzeccati costumi sono di Francesca Livia Sartori, le luci e l’impianto scenico di Giovanni Carlucci, le sofisticate musiche di Andrea Rocca. Particolarmente coinvolgente la scelta espressionistica nell’utilizzo delle luci che sottolineano la tensione emotiva vissuta dal protagonista. In un religioso silenzio l’attore, partendo dalla platea con passo deciso, si dirige verso il palco per poi sfogliare qualche libro e iniziare a leggerne uno che racconta la vita eclettico intellettuale. Le tematiche care a Pasolini: il rapporto con la madre, la perdita del fratello, la vita di borgata, l’ammissione dell’omossessualità esibita e sofferta si alternano nella rappresentazione. "La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi": questi versi sono il filo conduttore che lega fra loro gli eventi fondamentali della vita di Pasolini, ai quali lui riesce a sopravvivere con l’interpretazione catartica che dà a essi. La fine della vita è da lui considerata non solo come evento fisico, ma anche come perdita della capacità di essere compresi dagli altri. La morte, assieme allo scompiglio interno da lui vissuto, causato anche dalla sua omosessualità, è, secondo la nostra interpretazione, il fulcro sia dello spettacolo che dei suoi testi, una morte vissuta dal protagonista come una celebrazione della propria identità e ispirata al sacrificio di Cristo.
5A, 5D, 5E
Istituto Tecnico Aeronautico
Baracca di Forlì