Omicidio San Mauro Mare. Guerrini: "Non sono un killer"

Tragica lite in strada, l'interrogatorio dal gip: "Ho reagito a un'aggressione, mi sono solo difeso"

Mirko Guerrini

Mirko Guerrini

Cesena, 24 aprile 2019 - Si è limitato a difendersi da quella che a suo dire è stata un’aggressione fisica sin dall’inizio. E quell’uomo, poi morto, lo ha visto perdere i sensi non in seguito a una rovinosa caduta: ma quando si trovavano entrambi già a terra durante l’ultima fase della colluttazione. È quanto in sintesi ha riferito ieri mattina nel corso dell’udienza di convalida il 44enne ravennate Mirko Guerrini arrestato dai carabinieri per omicidio preterintenzionale dopo la lite in strada a San Mauro Mare al culmine della quale la notte tra il 7 e l’8 aprile scorso era deceduto il 46enne Antonio Rinelli di origine potentina ma da anni domiciliato a Punta Marina.

Il 44enne, agente di commercio di Fusignano e incensurato, alla presenza dei suoi avvocati Antonio Primiani e Debora Guli, per circa un’ora ha parlato davanti al gip forlivese Monica Galassi e al pm Sara Posa rispondendo a tutte le domande dei magistrati. Al termine, il giudice ha convalidato l’arresto senza disporre nessuna misura cautelare: come del resto aveva già deciso il pm poco dopo l’interrogatorio reso dal 44enne dal suo letto dell’ospedale ‘Bufalini’ di Cesena a poche ore dai fatti. Guerrini dunque era e continuerà a rimanere indagato a piede libero.

Del defunto, ha detto di averlo conosciuto solo di vista. Quella notte Rinelli era andato a cercare la ex, una 41enne del posto con la quale aveva rotto da un paio di mesi. La donna e il suo nuovo compagno – il 44enne appunto – stavano sistemando alcune cose in un appartamento. Ed è così che – ha spiegato l’indagato – il 46enne, appostato sotto casa di lei, li ha incrociati entrambi quando sono usciti. Quindi lo avrebbe da subito colpito con un pugno in faccia. E poi avrebbe menato colpi con un oggetto metallico, forse una chiave, lasciandogli così vari segni in faccia e in testa.

Il 44enne avrebbe usato una mano come scudo per parare i colpi: e l’altro gliela avrebbe afferrata con i denti. È in quel momento che sono caduti assieme, giusto a ridosso del rimessaggio di un locale che si trova a pochi metri dal punto di inizio della zuffa. A chiamare i soccorsi, era stata la 41enne.

Nella colluttazione, il 44enne aveva riportato varie contusioni tra cui la frattura di uno zigomo, lacerazioni sparse sulla testa e un problema a una mano: tanto che è stato necessario operarlo a un pollice, quello che il 46enne avrebbe cioè stretto con i denti (la prognosi è di 30 giorni). Dichiarazioni difensive che insomma spingono verso lo scenario della legittima difesa, come del resto già accaduto davanti al solo pm. L’ultimo tassello investigativo, arriverà però con l’esito dell’autopsia: e in attesa della relazione conclusiva, i primi risultati vanno verso una causa di morte di origine cardiaca.