Ha suscitato polemiche la morte di un cavallo di cinque anni dopo la settima e ultima corsa di sabato scorso all’Ippodromo del Savio. Si chiamava Alleluia LZ, proprietà di Simone Veneruso, gestito dal team Giustino Cioce con l’allenatore Walter D’Ambrogio. Il cavallo è caduto durante la corsa e, visto le le condizioni sembravano gravi è stato portato nelle scuderie dove è deceduto. Per verificare le cause del decesso sono stati fatti i prelievi antidoping, ma le analisi richiederanno parecchio tempo. L’ipotesi più probabile è che la morte sia stata causata da un aneurisma, cioè la malformazione di un vaso sanguigno che potrebbe avere provocato un’improvvisa emorragia.
L’organizzazione di volontariato Horse Angels che ha sede a Cesenatico ha diffuso un comunicato a tinte forti in cui parla di troppe gare e troppi sforzi a cui sarebbero sottoposti gli animali. Alleluia LZ ha disputato 114 corse in tre anni (aveva debuttato il 12 agosto 2018 a Montegiorgio, nelle Marche) e aveva conseguito una vittoria e 55 piazzamenti correndo prevalentemente ad Sud in inverno e a Cesena in estate. In questa stagione a Cesena aveva disputato sette corse ottenendo due piazzamenti.
Il numero di 114 corse in tre anni è probabilmente superiore alla media, ma non deve costitire scandalo: è ancora in piena attività a 14 anni (cioè l’ultimo anno della carriera per un trottatore maschio) Noodles Bieffe, di stanza in Toscana, che ha disputato 527 corse vincendone 23, l’ultima delle quali una Tris a Cesena due settimane fa.
Nel comunicato di Horse Angels, peraltro, c’è un’imprecisione quando afferma che "i cavalli vengono messi in pista a meno di due anni, quando il loro apparato muscolo - scheletrico non può dirsi completamente sviluppato prima dei 4-5 anni". In realtà i cavalli nascono in primavera e possono iniziare a correre dal 1° luglio di due anni dopo.
Per questo l’avvocato Dario Mastria, che si occupa di ippica per passione e professione, scrive di "avvoltoi calati su un cavallo morto in corsa".
Paolo Morelli