
Il fatto denunciato dall’uomo è avvenuto il 12 novembre scorso
Cesena, 9 gennaio 2024 - Insultato e spintonato. Un quarantenne che accompagnava al pronto soccorso la madre “disabile in condizione di gravità” per un’ennesima emergenza ha denunciato al Commissariato e alla Procura di Forlì due infermiere del Ps. Non ne segnala i nomi ma è pronto a riconoscerle in un confronto de visu. I fatti, elencati in una circostanziata denuncia-querela, si riferiscono al 12 novembre scorso.
L’uomo racconta nell’esposto di avere portato la madre al Bufalini nonostante sia residente a Forlimpopoli poiché è proprio qui che la donna viene assistita da tempo ed è paziente ben nota agli urologi del nostro ospedale per una patologia complessa. Ma l’infermiera che accoglie al triage madre e figlio contesta la mancanza di una cartella clinica che attesti sia l’identità della donna che la sua patologia.
“Siamo partiti velocemente da casa poiché già in diverse occasioni simili - argomenta l’uomo - mia madre ha rischiato una setticemia mortale, non abbiamo pensato di portare con noi il faldone delle visite. Sarebbe bastato consultare il terminale e digitare il nome di mia madre che, al Ps, negli ultimi anni ci è dovuta andare decine di volte per le emergenze causate dal suo stato di salute”.
Ma l’infermiera non è d’accordo e l’ambiente si surriscalda. Secondo l’accusa dell’uomo, la paramedica prima gli dà gratuitamente del cretino (rivolgendoglisi sgarbatamente con il tu) e poi lo spintona “contro il muro con ambedue le mani” invitandolo ad uscire dal Ps. L’uomo grida e vuole chiamare i carabinieri, la madre soffre stesa sulla barella e piange. Intorno c’è chi sbuffa e se la prende con l’uomo, mentre l’infermiera, sempre secondo la versione del denunciante, ribadisce che se la madre piange “è colpa del cretino”. “Non se lo porti più dietro” dice alla donna.
Inutili i tentativi dell’uomo, secondo la sua denuncia, di farsi dare il nome dell’operatrice sanitaria che lo insulta e perdipiù ignora la malata invitando ancora una volta il “cretino” ad andarsene. Ed ecco che entra in scena una seconda infermiera che cerca di calmare la acque e “tenta” di chiamare i carabinieri come chiede il figlio. I militari, a suo dire, non rispondono ma a quel punto l’uomo decide di lasciare il Ps per non compromettere l’iter di presa in carico della madre. Che viene visitata, trattata in circa 40 minuti dall’arrivo, e dimessa. Avrà la febbre alta per i due giorni successivi. “A testimonianza - aggiunge il figlio - della gravità del suo stato”. Ma la storia non finisce lì e parte la denuncia con riserva di costituirsi parte civile per risarcimento danni.
“Sono stato trattato in modo ingiustificabile e indegno” dice a commento della vicenda. “Non sono un ragazzino esagitato o drogato che dà in escandescenza, ma un professionista serio che tiene ai rapporti civili”. L’uomo è un docente di scuola superiore, plurilaureato e poliglotta, noto peraltro alla cronaca perché lo scorso dicembre è stato al centro di una petizione, che ha raccolto in poco tempo 1500 firme, per il reintegro (era stato rimosso a metà anno perché superato in una contestata graduatoria) nell’istituto di Forlì dove insegnava. L’Ausl dal canto suo ha risposto al querelante annunciando una indagine interna.