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Cronaca

"Sul palco mi faccio in 3 per amore e libertà"

Domani sera al Petrella di Longiano lo spettacolo ’Gerico Innocenza Rosa’ in cui Valeria Solarino interpreta i tre personaggi

"Sul palco mi faccio in 3 per amore e libertà"
"Sul palco mi faccio in 3 per amore e libertà"

Trovare sé stessi, nonostante il peso del giudizio, nonché la violenza, degli altri. C’è l’identità di genere al centro dello spettacolo che Valeria Solarino porterà in scena domani sera alle 21 al teatro Petrella di Longiano. L’attrice si esibisce in un monologo, Gerico Innocenza Rosa, di cui interpreta i tre personaggi principali, il protagonista Vincenzo, che effettua un percorso di transizione, sua madre e la nonna. L’opera è stata scritta dalla regista Luana Rondinelli. I biglietti sono disponibili sul sito di Vivaticket e presso la biglietteria del Petrella.

Solarino, come nasce lo spettacolo?

"Tempo fa sono andata a vedere uno spettacolo di Luana Rondinelli, che mi ha colpito talmente tanto, da chiederle di scrivere qualcosa per me. Non le ho parlato di temi, volevo solo qualcosa di agile, con pochi personaggi. Dopo qualche mese mi presenta questo testo, che è un monologo, qualcosa di inedito per me al tempo".

Come si trova a passare da un personaggio all’altro?

"È tutto naturale e fluido, nonostante io mi alterni tra tre personaggi molto diversi tra loro. I cambi di voce, intonazione, recitazione, non sono creati a tavolino, ma appunto scorrevoli e fluidi. All’inizio non avrei mai pensato di poter raggiungere un risultato del genere".

Al centro del racconto c’è una delicata storia di identità di genere, si è preparata al ruolo in qualche modo specifico?

"Anche in questo caso tutto è venuto da sé. Inizialmente credevo di dovermi tagliare i capelli, ma non avrei potuto farlo per via di un mio ruolo al cinema. Poi però abbiamo pensato al messaggio dello spettacolo, cioè che non conta come si appare. Ciò che è esterno non ti definisce".

Oltre ai tre personaggi, secondo lei quanto emerge nel racconto il peso del giudizio degli altri?

"La forza delle norme sociali è molto intensa: ci sono le urla dei vicini, gli sguardi dei passanti e alcuni scomodi personaggi come il padre. Nella storia Vincenzo compie una transizione e diventa Innocenza Rosa, subendo le molestie di tante persone esterne che non lo capiscono. Si dà troppo peso alla ragione, e poco all’empatia emotiva".

Il pubblico come reagisce?

"È un monologo intenso, che spesso commuove gli spettatori. In tanti mi ringraziano perché vivono situazioni simili, mentre altri, che come me non si erano mai interessati al tema, ne restano profondamente colpiti. Questo è ciò che deve fare il teatro, motivare una riflessione intelligente".

Dopo diversi anni di cinema e tv, è tornata a teatro, che ambizioni ha?

"Prima di tutto ci tengo a portare in lungo e in largo questo spettacolo per diffonderne il messaggio. Più avanti mi piacerebbe continuare a raccontare storie di questo genere, scomode, complesse, importanti e stimolanti".