"Tanti dottori sono andati in pensione per il Covid"

Parla il direttore dei distretti sanitari dell’Ausl Romagna, Francesco Sintoni "Sono sette le zone del nostro territorio scoperte, a febbraio nuovi ingressi"

"Tanti dottori sono andati  in pensione per il Covid"

"Tanti dottori sono andati in pensione per il Covid"

di Luca Ravaglia

Francesco Sintoni, direttore dei distretti di Cesena, Valle Savio e Rubicone dell’Asl Romagna, i residenti della zona di San Giorgio e del quartiere Cervese Nord chiedono più attenzione riguardo al tema dei medici di medicina generale: per 7.000 persone ora ce ne sono soltanto due, uno dei quali divide i suoi orari tra la frazione e il centro urbano. Come può intervenire l’azienda sanitaria?

"Serve partire da una precisazione: i medici di medicina generale sono liberi professionisti e dunque non direttamente legati all’Asl. Ci sono però accordi collettivi che partono dalla base nazionale e poi scendono a quella regionale e aziendale toccando diversi parametri, come per esempio quello della capillare presenza sul territorio". Qual è il margine di manovra?

"Quando vengono individuate delle ‘zone carenti’ possono essere fissati dei vincoli i base ai quali i nuovi medici devono impegnarsi ad aprire uno studio nell’area stabilita e svolgere in quel luogo almeno parte della propria attività".

Quando ci saranno i prossimi ingressi?

"A febbraio".

Dunque il problema volge verso una rapida soluzione?

"Non è così semplice, perché la principale criticità attuale riguarda il fatto che ci sono più zone carenti rispetto al numero di medici pronti a prendere servizio. Non è detto che nelle prossime settimane un medico scelga di aprire lo studio a San Giorgio. Contiamo però che in ogni caso l’attesa non sia molto lunga".

Com’è la mappa locale?

"Riguardo al territorio comunale di Cesena le zone carenti sono 6, San Giorgio compreso. A queste si aggiunge Montiano e così arriviamo a sette. Chiudono il cerchio Savignano e Cesenatico: anche lì servono interventi di potenziamento".

Il nostro territorio non ha appeal?

"E’ esattamente il contrario. Lavorare a nell’area cesenate è molto ambito".

Qual è il problema, allora?

"Stiamo affrontando un periodo complesso legato prima di tutto all’accelerato numero di pensionamenti. Fino a prima del covid i medici di medici generale restavano al lavoro mediamente fino a 70 anni; la pandemia ha però cambiato lo scenario e un’ampia fetta di chi aveva maturato i requisiti per lasciare il lavoro lo ha fatto. C’è poi un altro aspetto sul quale la regione sta lavorando".

Quale?

"Questi medici non entrano in servizio dopo un concorso, ma in base a una graduatoria regionale, per accedere alla quale servono punteggi e prerequisiti, tra i quali c’è anche il corso specialistico triennale di medicina generale. A oggi è necessario averlo ultimato; l’intento è di arrivare a breve al solo prerequisito di essere iscritto".

La pandemia ha dimostrato che l’efficienza della rete territoriale è essenziale. Quanto tempo servirà per stabilizzare definitivamente la situazione tornado ai livelli abituali?

"Circa un anno e mezzo, due al massimo. Il messaggio però deve essere chiaro: l’Asl non ha alcuna intenzione di dimenticarsi della comunità. Da sempre, periodo attuale compreso, facciamo il possibile per garantire la massima efficienza ai servizi territoriali. Anche in quest’ottica si collocano gli investimenti (compresi quelli legati al Pnrr) che riguardano gli ospedali di comunità, i servizi infermieristici e quelli assistenziali, da affiancare all’imprescindibile figura del medico di medicina generale".