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Cesena, 3 maggio 2019 - Che si possa sentir rispondere che un esame prescritto dal medico non è urgente ci sta. Che per quell’esame si debbano attendere 19 mesi, ossia oltre un anno e mezzo, è effettivamente sorprendente. Ma non è solo sorpreso l’uomo di 72 anni che si è recato allo sportello dell’Asl per le prenotazioni: è indignato e non si rassegna all’attesa infinita senza, quantomeno, denunciare il fatto.
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L’esame in questione è una densitometria ossea, ossia un esame diagnostico (effettuato attraverso una dose minima di raggi X) che valuta lo stato di salute delle ossa e consente una predizione sul rischio di eventuali fratture. In sostanza si tratta di un’indagine che misura l’osteoporosi e viene prescritta in genere agli uomini che abbiano superato i 70 anni, a meno che condizioni particolari non la consiglino a qualunque altra età. Il cesenate in questione è stato indirizzato a tale esame dal proprio medico di base, ignaro, anche lui, degli interminabili tempi d’attesa.
«Davanti ad una tale dilazione dei tempi – racconta l’uomo – ho detto all’operatrice dello sportello che sarei tornato con una prescrizione d’urgenza, ma la donna ha stoppato ogni mia speranza. Non c’è urgenza che tenga, è stata la risposta, in ogni modo la sua densitometria resta fissata per il 24 novembre 2020». Inevitabile a questo punto tentare altre strade. Quella della sanità privata, ad esempio. «Ho chiamato un centro privato – continua l’uomo –, ed è stato come entrare in un altro mondo. Mi hanno detto che avrei potuto fare l’esame anche il giorno seguente. I costi? All’ospedale Bufalini avrei pagato un ticket di 36,15 euro, nella struttura privata me la cavo con 60 euro. Ditemi voi se tutto questo ha un senso. Devo pensare che la sanità pubblica è al collasso? Non è tanto per i 24 euro in più che spendo, è una questione di serietà e di rispetto degli utenti».
Articolata e in perfetto stile «burocratese» la risposta dell’Asl. «La densitometria ossea è un esame diagnostico ad elevato rischio di inappropriatezza prescrittiva – spiegano –: non sempre, e non in tutti i casi, è utile e necessaria; tant’è che è erogabile a carico del Servizio Sanitario Nazionale solo in presenza di condizioni patologiche particolari e non è previsto l’accesso urgente e urgente differibile. La Regione Emilia Romagna, al fine di contrastare il fenomeno dell’inappropriatezza prescrittiva e un consumo eccessivo della prestazione senza i corrispondenti benefici clinici, ha definito le condizioni cliniche di erogabilità della prestazione».
Pertanto, chiarisce l’Asl, «l’accesso alla prestazione è subordinato alla chiara indicazione nel corpo della ricetta, da parte del medico di famiglia o specialista, del quesito diagnostico corrispondente alla specifica condizione clinica del paziente. Sono previste due modalità di accesso, ordinaria e controllo, da erogare non prima di 18/24 mesi. Anche i nuovi livelli essenziali di assistenza, riconfermano i fattori di rischio per l’erogazione delle prestazioni di densitometria ossea, già previsti nella delibera regionale. Da una verifica effettuata sulle agende di prenotazione, a livello aziendale, la prima data utile per effettuare tale prestazione è il 24 luglio 2019 all’Ospedale di Faenza (al Bufalini è il 4 marzo 2020)». Non conoscendo la tipologia di prescrizione in possesso del signore, conclude l’azienda sanitaria, «non ci è possibile accertare le specifiche del caso. Ad ogni modo, si fa presente che per le principali tipologie di visite e prestazioni di specialistica ambulatoriale l’Ausl della Romagna rispetta gli standard previsti dalle indicazioni regionali. L’Azienda mantiene alta l’attenzione ed è impegnata a mettere in atto ogni misura idonea a migliorare l’accesso alle prestazioni».