
di Giacomo Mascellani
"Sono tutte morte, non c’è una vongola sana, siamo rovinati, questa volta può essere veramente la fine per tutti noi". È il commento dei vongolari di Cesenatico al ritorno ieri all’alba dopo una battuta di pesca. Quello che avrebbe dovuto essere il giorno della loro rinascita, si è trasformato in un incubo ancora peggiore di quello che ormai vivono da anni. Manuel Guidotti, presidente del Cogemo Ravenna, il Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi, formato da 18 imbarcazioni di cui 11 di stanza nel porto di Cesenatico, non sa più a che santo votarsi.
Tutte le aziende sono in crisi e con i conti in rosso, perché nel Compartimento marittimo di Ravenna le vongole non crescono più. È una situazione che si trascina da tempo e ha portato sull’orlo del fallimento gli armatori di questi pescherecci. Lo scorso mese di febbraio è stato fatto un altro tentativo, con la semina del novellame in due nuove zone al largo di Tagliata-Pinarella e al largo di Milano Marittima. Ieri l’amara scoperta di una moria estesa, come lo stesso Guidotti testimonia: "Abbiamo calato in queste zone, ma ci sono soltanto gusci vuoti. Poi siamo andati oltre, sino a Savio e alcuni di noi addirittura sino a Goro, ma il fondale è "morto", non c’è niente".
I pescatori le prime avvisaglie negative le avevano vissute già nei giorni scorsi, ma non si aspettavano un disastro simile: "Giovedì eravamo usciti in mare – prosegue Guidotti –, e già c’era un terzo del pescato morto. Le morie di pesci che vivono prevalentemente sui fondali sono state un campanello di allarme e oggi abbiamo avuto purtroppo la conferma, che per noi è una mazzata micidiale".
La causa delle morìe di vongole e delle difficoltà di crescita per questi bivalvi, sono note e riconducibili a fenomeni di ipossia e anossia, cioè carenza o assenza di ossigeno, che nelle acque immediatamente a sud della foce del fiume Po sono frequenti. Il discorso invece è diverso nel Compartimento marittimo di Rimini, dove Cogemo associa 36 vongolare che lavorano tutte, in quanto il tratto di mare è più distante dal Po e non ci sono gravi problemi legati alle carenze di ossigeno nell’acqua.
Al ritorno in porto ieri le vongolare di stanza a Cesenatico si sono fermate alla banchina di sbarco, anche per rendere noto a tutti le grandi difficoltà di queste aziende, che nel 2020 hanno lavorato soltanto 40 giorni. "Non sappiamo più cosa fare – dice Guidotti –, abbiamo allertato tutte le istituzioni, le associazioni, le amministrazioni pubbliche e i politici. Se non ci sono altri problemi ci vorranno almeno due anni per tornare a vivere, ma noi non ce la facciamo più, abbiamo bisogno di risposte e aiuti concreti adesso, perché diversamente dovremo fermarci definitivamente. Avevamo una piccola speranza, ci avevamo impiegato nove mesi a far crescere le vongole sino alla giusta pezzatura, ma le piogge che hanno determinato le piene del fiume Po hanno avuto un effetto devastante, perché senza ossigeno le vongole muoiono e noi siamo rovinati".