A Gambettola, il collettivo Esse.Vi celebra il 25 aprile con ‘Mi chiamo’ la storia di una ragazza ebrea

Una festa in nome della libertà: in scena una lettura animata sulla storia di Bettina Fiori, simbolo di coloro che sono riusciti a tornare dai campi di concentramento

Il collettivo Esse.Vi: Valentina Crudeli, Serena Menghi, Sara Forlivesi

Il collettivo Esse.Vi: Valentina Crudeli, Serena Menghi, Sara Forlivesi

Gambettola, 25 aprile 2023 - “Non ce la faranno a farmi smettere di voler vivere”, dice Bettina Fiori, 17 anni, ebrea, rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

La storia la conosciamo bene, ma ciò che ha provato a fare il collettivo Esse.Vi a Gambettola, nella giornata del 25 aprile, con la lettura animata ‘Mi chiamo’ è riaprire il ricordo di quello che è successo agli ebrei in Italia (e non solo), a partire dal 1938, anno in cui furono promulgate le leggi razziali.

Bettina da un giorno all’altro non può più andare a scuola, lei e la sua famiglia non sono più liberi di fare il loro lavoro o di entrare nei negozi. Bettina passa davanti al forno, sente l’odore meraviglioso del pane, ma non lo può acquistare liberamente come fanno tutti coloro che non sono ebrei. La tappa dopo è il carcere a San Giovanni in Monte a Bologna, quella dopo ancora il viaggio verso Auschwitz all’interno di un vagone completamente sigillato. “Il 21 febbraio è il giorno in cui ho smesso di essere me stessa, ma solo un numero”, racconta la ragazza, con una voce che non è solo sua, ma quella di molti. 

E pensare che Bettina Fiori non è vissuta realmente, è un personaggio creato dal collettivo costituito da tre giovani ragazze: Sara Forlivesi ovvero la voce, Valentina Crudeli il corpo e Serena Menghi la penna. Tre artiste che con il potere della parola, della danza e della scrittura hanno dato vita alla storia di una giovane, che si fa archetipo di tutte quelle persone che negli anni della Seconda Guerra Mondiale, da un momento all’altro di sono viste strappare la libertà, l’identità e la vita per il solo motivo di essere nate. 

L’ispirazione della lettura animata, che si è tenuta davanti alla chiesa di Gambettola, è nata leggendo la scenografia di “È bello vivere liberi” di Marta Cuscunà, che si trova all’interno del libro “Resistenze femminili”. “Sono tre sceneggiature, ma questa in particolare da cui è nato tutto ha vinto il Premio Ustica 2009, e racconta la storia della prima staffetta partigiana in Italia, Ondina Peteani”, spiega Serena Menghi che ha scritto il testo.

Il lavoro di Cuscunà è stato uno spunto per partire, per proporre un testo nuovo che ripercorresse le tragiche tappe dal ‘38 al ‘45. “Ho studiato e letto i racconti delle persone che sono tornate dai campi di concentramento, come Edith Bruck o Etty Hillesum che hanno raccontato le loro esperienze. Quindi in Bettina ci sono tutte le loro storie e i loro ricordi”.

E così “Mi chiamo” porta in scena una storia che si fa rappresentativa di tante altre e quindi simbolo. L’atmosfera sul palco è delicata, ma incisiva, come la danza di Valentina, che esprime il suo racconto sulle note di ‘Gacabe & Jecabe’ di Hans Zimmer e Gabriel Cano (soundtrack del film ‘Interstellar’) e intensa come la voce di Sara, che racconta la storia di Bettina in prima persona. Un monologo fatto di battute ottimistiche e di speranza camuffata in un racconto che tracima disperazione, quella delle vite perdute, per cui non si è riusciti a fare nulla. 

"Sono una persona a cui non piace tanto parlare, ho sempre pensato che la mia voce non fosse abbastanza potente per poter dire qualcosa”, spiega la danzatrice Valentina. “Soprattutto in casi come questo, quello di Bettina, in cui ci sarebbe una montagna di cose da dire… eh, ma come si dicono? Così lascio che sia il mio corpo a disegnare le emozioni che sento e quelle dei personaggi che interpreto, che alla fine diventano un po' anche mie”.

Sara, invece, rivela: “Quando mi viene dato l'onore di interpretare un personaggio, una vita, una storia, sono solita immaginare come sarebbe uscirci a cena. Con Bettina è stata una cena difficile perché Bettina non è una bambina, Bettina è tante storie, tanti racconti, tante vite. Interpretare lei significa avere il grandissimo onore di diventare per un momento parte di un qualcosa di immenso”.

‘Mi chiamo’ approderà anche a Casanova dell’Alpe (Parco nazionale delle Foreste Casentinesi) il 2 giugno, all’interno di un evento per la festa della Repubblica dal titolo ‘Differenti stile unico cammino’ di Natura Magica, una giornata dedicata alle camminate animate.

‘Mi chiamo’ è un inno non solo alla vita, ma soprattutto alla libertà e all’identità, perché “il mio nome è Bettina e non solo un numero”.