Cesena, vittoria che non rasserena E’ rischioso non concretizzare

Da Lecco la squadra torna con tante note positive. Un fatto però è certo: la serie non è ancora finita

di Daniele Zandoli

Vincere a Lecco e non essere contenti. Perché il risultato è bugiardo, esiguo, mingherlino, troppo distante da quanto prodotto dalle due squadre. Questo Cesena mostra inalterate alcune caratteristiche alla base della mancata promozione diretta e il mese abbondante passato a Villa Silvia a ripassare a memoria il dogma di Toscano non ha sortito gli effetti sperati. Incontentabili? Forse.

L’analisi del match vinto nel piccolo stadio lecchese lascia stupiti. Il Cesena è apparso tecnicamente superiore agli avversari, è incontestabile. Ma mostra ancora l’antica imprecisione sotto porta che l’ha caratterizzato per tutto il campionato. E’ in grado di creare caterve di occasioni da gol, ma per un motivo o l’altro non le finalizza come potrebbe. Crea occasioni, annichilisce l’avversario, lo impaurisce, lo fa arretrare. Ma se non pungi quando è ora poi ti trovi a recriminare su una gara per certi versi splendida, giocata senza paura delle armi tanto care alla squadra di Foschi che fa dell’arrembaggio, dell’aggressività e della spensieratezza la cifra per abbattere anche i grandi nomi del calcio di Lega Pro. Ne sanno qualcosa Ancona e Pordenone, team costati varie volte di più dei blucelesti e fatti fuori perché incapaci di sopportarne l’aggressione fino all’ultimo minuto. Ecco perché con queste squadre è necessario punire quando arriva l’occasione giusta.

Anche perché poi si evidenzia il secondo difetto del Cavalluccio di quest’anno. Tozzo ha praticamente fatto lo spettatore non pagante, è bastata un’unica occasione neanche irresistibile per permettere ai lombardi di accorciare e di essere ancora in vita per la trasferta al Manuzzi. Quante volte è capitato di prendere gol sul secondo palo? Diverse. E se Ferrari fosse stato più preciso a Vicenza sarebbe stato un altro caso da manuale di cui lamentarsi. Nasce dalla difficoltà di Tozzo di uscire con autorità sui cross avversari, ma soprattutto dalla dormita di Mercadante. Bravissimo per tutto il match e distratto su Giudici. Non si fa la bella statuina sul secondo palo sapendo che il Lecco è pericoloso sui calci piazzati o sui lanci di Lepore, un fondamentale su cui ha costruito l’eliminazione del Pordenone.

Durante una gara in cui il Cesena ha mostrato concentrazione, aggressività, duttilità, di meritare eccome di stare dov’è e di poter ambire a coronare il sogno non è giusto stare ancora a parlare di errori marchiani dopo un intero campionato passato a cercare di limitarli. Al Lecco è capitata un’unica occasione e l’ha buttata dentro. Al Cesena ne sono capitate una mezza dozzina e ne ha buttate dentro due. Colpa dei pali, del solito portiere che le prende tutte (anche perchè i portieri hanno quello di compito). Poi naturalmente ci sono un sacco di cose positive e meglio pensare a quelle: la forza mentale, l’esplosione dei gemelli Shpendi, lo stato di forma dei difensori, il centrocampo coriaceo (con De Rose indispensabile), la combattività fino all’ultimo secondo.

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