Ossa umane a Porto Recanati, nel pozzo ci sono almeno due corpi

Trovati nuovi frammenti, forse appartengono a un altro adolescente. Aperta un'inchiesta per omicidio, si scava ancora

Il pozzo abbandonato è vicino all'Hotel House (foto De Marco)

Il pozzo abbandonato è vicino all'Hotel House (foto De Marco)

Porto Recanati (Macerata), 30 marzo 2018 - Ora il più orribile dei sospetti è quasi una certezza: nel pozzo dell’orrore ci sarebbero i resti (una parte dei corpi) di più di una persona, probabilmente due, ma forse la conta non è nemmeno finita. E tra quei frammenti di ossa sepolti tra terra e mattoni fino a due metri di profondità potrebbero esserci quelli della 15enne bengalese Cameyi Mossamet, scomparsa da Ancona il 29 maggio del 2010 e mai più ritrovata. Ultimo domicilio conosciuto l’Hotel House, dove viveva il fidanzatino Monir Kazi, bengalese come lei, allora 20enne, unico indagato (per sequestro di persona) per la scomparsa della ragazzina in un’inchiesta poi archiviata.

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Ma gli inquirenti ci vanno cauti, anche perché la scarpa da tennis del tipo sneackers trovata insieme alle ossa non corrisponderebbe al modello di quelle indossate dalla ragazzina nel giorno in cui è scomparsa. A una cinquantina di metri dal palazzone di Santa Maria in Potenza, a Porto Recanati, da due giorni la terra rivoltata con le pale continua a vomitare frammenti di ossa di dimensioni variabili, da minutaglie fino a parti di scapole, ma intanto la Procura di Macerata ha aperto un fascicolo contro ignoti per quel grumo di resti misteriosi, ipotizzando i reati di omicidio e di occultamento di cadavere.

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Più o meno altri venti frammenti ossei sono stati trovati ieri, in una giornata di scavi, a una quota variabile tra un metro e mezzo e due di profondità, nel collo di quel vecchio pozzo (una decina di metri) abbandonato e poi riempito di mattoni, pietre, detriti vari e materiale di risulta, i resti della porcilaia annessa al casolare di campagna dietro all’Hotel House, murato e deserto da anni, se non tana di sbandati e spacciatori. Si tratterebbe di frammenti di vertebre, costole e avambracci, tutti di piccole dimensioni; i più grandi sono due scapole, o parti di esse. E con quelli trovati ieri la conta fa più o meno cinquanta. Il profilo resta lo stesso: secondo le prime verifiche, eseguite dai medici legali, quasi tutti i resti sono riconducibili a una persona esile, minuta, di sesso femminile (mercoledì sono stati rinvenuti due frammenti di ossa pelviche), probabilmente una adolescente.

Potrebbe essere l’identikit della 15enne Cameyi Mosammet, scomparsa ormai quasi otto anni fa, ma non solo. Insieme a quei resti, infatti, ne continuano ad affiorare altri difficilmente compatibili per dimensioni. L’altra sera, sono stati trovati un omero di dimensioni ancora più piccole e due porzioni di ulna apparentemente riferibili allo stesso avambraccio. Più di un cadavere, dunque – e forse il secondo di un altro adolescente – anche se i frammenti rinvenuti nell’arco di due giorni non sono neanche lontanamente vicini a comporre due scheletri umani. Ossa, brandelli di vestiti ed effetti personali.

E qui la pista di Cameyi ha avuto un parziale stop: tra terra e mattoni sono stati trovati anche un foulard, due brandelli di una maglietta bianca con un motivo ricorrente di labbra che baciano, una scarpa da tennis bianca di tipo sneackers, un fermaglio per capelli e anche una collanina, indumenti più o meno simili a quelli che la 15enne indossava quel maledetto 29 maggio del 2010, quando a scuola, ad Ancona, non arrivò mai, e invece la riprese una delle telecamere dell’impianto di videosorveglianza all’ingresso dell’Hotel House.

Tutti salvo la scarpa, il cui modello (raffrontato con il materiale in possesso della squadra mobile di Ancona) non corrisponde a quello delle scarpe indossate dalla ragazzina nel giorno in cui è scomparsa. Ma si continua a scavare. Polizia scientifica, guardia di finanza e vigili del fuoco rivolteranno la terra nelle viscere del pozzo dell’orrore anche oggi per almeno un altro metro, fino a quota meno tre, più giù non si va. Da quel punto il terreno è molto più compatto e dunque l’ipotesi è che quei cadaveri – o parti di essi – siano stati gettati là dentro quando il pozzo era ormai per gran parte ostruito, salvo poi occultarli con pietre e materiale di risulta.

Né sono previste altre ricerche nei paraggi, anche se ieri mattina il terreno circostante è stato passato al setaccio con un metal deteector. Per svelare il mistero di quei corpi bisognerà almeno attendere gli esami medico-legali e la comparazione del dna estrapolato dai frammenti di ossa con quello della madre di Cameyi, che la polizia ha in mano. Le indagini, coordinatore dal sostituto procuratore Rosanna Buccini, sono condotte dalla squadra mobile e dalla guardia di finanza.