ANDREA SPINELLI
Cosa Fare

Tiziano Ferro, kolossal da stadi. "Sono luoghi di fede e gratitudine"

L’artista ad Ancona e a Bologna dopo anni di stop: "Le mie canzoni si trasformano nella storia di chi le ascolta"

Tiziano Ferro, kolossal da stadi  "Sono luoghi di fede e gratitudine"

Tiziano Ferro, kolossal da stadi "Sono luoghi di fede e gratitudine"

Bologna, 7 luglio 2023 – "L’artista sul palco si mette a nudo diventando quello che il suo pubblico vuole diventi, quindi, le mie canzoni si trasformano nella storia di chi le ascolta, anche se le ho scritte io, le sto cantando io" spiega Tiziano Ferro entrando nel sortilegio, nell’incantesimo pop, del kolossal da stadi che domani deposita tra gli spalti del Conero di Ancona e l’11 tra quelli del Dall’Ara di Bologna. "Se fare un tour negli stadi è qualcosa di enorme per un artista, quelli post pandemia lo sono ancora di più perché in tanti, a un certo punto, hanno pensato che non potesse accadere mai più" assicura l’idolo di Latina, 43 anni, che in questo suo ’TZN 2023’, oltre alle sue hit più popolari e amate, sfoglia passioni, fragilità, complicazioni sentimentali dell’ultimo album ’Il mondo è nostro’ e del predecessore ’Accetto miracoli’. "Ho sempre avuto fiducia nel ritorno, sebbene sei anni di stop, per un artista in attività, siano tantissimi. Un’era geologica".

Un’era finita, per fortuna.

"Penso di avere un debito di riconoscenza verso chi viene a vedermi, perché le cose cambiano rapidamente ed essere ancora qui dopo più di vent’anni non è certo scontato. Con chi mi ascolta penso di avere innanzitutto un impegno: regalare benessere".

Con che occhi guarda oggi allo stadio?

"Lo considero un luogo di fede. Io ho fede nelle persone che vengono a vedermi e loro in me che ce la metterò tutta. Un atto di fiducia reciproco, insomma. Con queste premesse, lo stadio diventa luogo di gratitudine e di estremo senso della realtà, perché ogni volta penso che potrebbe essere l’ultima e me la godo come se fosse tale".

Il mega schermo che scende alle sue spalle ricorda quello del 27 Live Tour di George Michael perché le passa sotto ai piedi dando poi l’impressione di riversare il suo magma digitale sul pubblico delle prime file.

"È un palco che mi somiglia molto, un po’ estremo come me; senza copertura e senza quinte da cui sentirsi protetti in caso di necessità. Inizio lo spettacolo cantando ‘Accetto miracoli’ su una scena nuda, sprofondato in un mondo in bianco e nero, per ricordare al pubblico che sono lì solo con le mie canzoni. Non servono, infatti, gli effetti speciali per regalare un’emozione… ma se ci sono, tanto meglio".

Ventidue anni di carriera e otto album raccontati da trentatré canzoni. Come le ha scelte?

"Ho concepito questo spettacolo con l’intenzione di portare sul palco una storia quanto più condivisa possibile. Per questo ho puntato su tutti i miei pezzi più conosciuti. Per togliere anche all’ultimo spettatore la scusa di non cantarli. C’è solo un pezzo in scaletta che non è diventato singolo, ‘Il mondo è nostro’, ma l’ho voluto perché, per scrittura e contenuti, penso rappresenti il mio apice degli ultimi tre anni".

Brani inamovibili?

"Beh, i ‘classici’ non si toccano. Innanzitutto ‘Sere nere’, perché è la canzone che mi ha cambiato la vita cambiando pure la percezione che la gente aveva di me. Un po’ come ‘Non me lo so spiegare’. Pescando nel nuovo repertorio, direi ‘Accetto Miracoli’ che metto in apertura di serata perché è riuscita ad entrare nel cuore delle persone nonostante che, causa pandemia, non fossi riuscito a cantarla finora dal vivo".

Uno dei momenti più particolari è l’omaggio a Raffaella Carrà.

"Non è stato semplice, né agevole, condensare in un testo i nostri incontri, le nostre serate, le nostre chiacchiere, la nostra amicizia. Ricordo che Raffaella è stata una delle prime a metterci la faccia, quando non erano in molti a credere in Tiziano. Evidentemente è riuscita a vedere in quel che faccio cose che sfuggivano pure a me".