Anticorpi monoclonali in Romagna: come funziona la cura

L’infettivologo Carlo Biagetti: "La Regione ci ha consegnato 255 dosi per la Romagna. La terapia è mirata per i pazienti fragili"

Carlo Biagetti è responsabile Ausl Romagna per il rischio infettivo (Petrangeli)

Carlo Biagetti è responsabile Ausl Romagna per il rischio infettivo (Petrangeli)

Bologna, 27 marzo 2021 - Partiranno presto anche in Romagna le prime cure con gli anticorpi monoclonali, che saranno usati su alcuni malati Covid più a rischio di altri. Una terapia che in Italia Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ha autorizzato in via urgente, "pur considerando l’immaturità dei dati", in quanto rappresenta un’arma in più per proteggere i pazienti più fragili. Sono i malati Covid che, per le patologie pregresse di cui soffrono "rischiano di sviluppare una forma grave di malattia con aumento delle probabilità di ospedalizzazione e di morte". Sono state consegnate finora circa 3.500 dosi di anticorpi monoclonali in Emilia Romagna.

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Come funziona la terapia con gli anticorpi monoclonali? "Si tratta di anticorpi selezionati, sviluppati da pazienti che hanno superato brillantemente il virus e poi elaborati in laboratorio – spiega Carlo Biagetti, infettivologo, a capo del programma del rischio infettivo dell’Ausl Romagna – Il trattamento con i monoclonali permette al paziente che li riceve di sviluppare più velocemente nel suo sistema immunitario gli anticorpi contro il virus. In sostanza servono ad ’accelerare’ la produzione degli anticorpi al Covid".

L’efficacia della terapia? "Gli studi sull’uso degli anticorpi monoclonali contro il Covid, va detto, non sono ancora molti. Siamo agli inizi. E’ stato rilevato un aumento della protezione, ma le ricerche proseguiranno. Vista l’emergenza Aifa ha deciso di autorizzare comunque la terapia".

Quanti pazienti saranno curati con gli anticorpi monoclonali in Romagna? "La Regione ci ha consegnato ieri 255 dosi, o meglio trattamenti, per altrettanti pazienti. Le dosi sono state consegnate in proporzione all’incidenza dei nuovi casi di virus diagnosticati nelle ultime settimane. Nel dettaglio, saranno 73 i pazienti trattati con gli anticorpi monoclonali a Rimini, 54 a Cesena, altri 47 a Forlì e infine 81 a Ravenna".

La Regione ha indicato anche i ’pazienti tipo’ a cui va somministrata la cura. Chi riceverà il trattamento? "Partiamo da una premessa: oggi circa il 95% dei contagiati o è asintomatico o presenta sintomi lievi e moderati, mentre solo il 5% accusa sintomi gravi ed è costretto al ricovero. La terapia con anticorpi monoclonali per il momento è consigliata su quei pazienti con sintomi lievi e moderati, ma che per le loro condizioni cliniche sono molto più a rischio nel caso la malattia dovesse aggravarsi. La Regione ha deciso di partire con la cura degli anticorpi monoclonali per alcuni precise categorie di pazienti: chi soffre di obesità, le persone in dialisi, quelle con forma di diabete non controllato, e gli immunodepressi, come per esempio i malati di tumore che affrontano la chemioterapia".

Chi sarà decidere quali pazienti sottoporre alla terapia con i monoclonali? "Ci sarà un lavoro di équipe tra il dipartimento di malattie infettive, l’ospedale e medici di famiglia. I medici di base sono quelli che conoscono meglio i loro pazienti, la collaborazione con loro è fondamentale. La cura non sarà somministrata a tutti i malati di Covid che rientrano nelle categorie citate. Perché sia efficace, è infatti necessario che i pazienti abbiano sviluppato i sintomi del virus da non più di 5 giorni. Questo proprio per la caratteristica degli anticorpi monoclonali, che hanno la funzione di accelerare le difese del sistema immunitario".

Come viene somministrata la terapia con gli anticorpi monoclonali? "Per infusione, tramite una flebo. Il trattamento verrà fatto direttamente in ospedale. Serve un’ora di tempo per la flebo, poi si resta un’altra ora sotto osservazione. In Romagna utilizzeremo la combinazione di monoclonali Bamlanivimab-Etesevimab. Si parte in questi giorni, e naturalmente i pazienti sottoposti alla cura continueranno a essere monitorati anche nei giorni successivi al trattamento".