Cimice asiatica, in Emilia Romagna armi verdi contro l'incubo dei frutteti

Attacca prevalentemente pere, mele, pesche e kiwi. Ma ci sono contromisure

La cimice asiatica, che infesta le coltivazioni di pere, mele, pesche, kiwi (Dire)

La cimice asiatica, che infesta le coltivazioni di pere, mele, pesche, kiwi (Dire)

Bologna, 22 aprile 2019 - Reti protettive, trappole a feromoni e predatori naturali cominciano a ottenere le prime vittorie contro la cimice asiatica, in una battaglia che tiene con il fiato sospeso gli agricoltori di tutta l’Emilia-Romagna. Sono passati ormai sette anni da quando Halyomorpha halys ha fatto capolino nelle campagne emiliano-romagnole. E, progressivamente, è diventata l’incubo dell’agricoltura della nostra regione. Vorace e insaziabile, la cimice asiatica attacca prevalentemente pere, mele, pesche e kiwi. Depone le uova due volte all’anno, con un potenziale riproduttivo che può arrivare a 285 uova per femmina. Negli anni scorsi ha fatto danni per milioni di euro, arrivando a rovinare fino al 40% delle produzioni in alcune zone. E milioni di euro ha messo la Regione per dare ai coltivatori le prime contromisure, come le reti di protezione: 2,7 milioni sono stati stanziati a inizio anno, facendo seguito ai 10 milioni messi nel 2017.

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Proprio le reti sono tra le principali ‘armi’ in cui, ora, gli operatori del settore ripongono le speranze per fermare l’avanzata della cimice asiatica. Sono positivi i primi risultati raggiunti dal Gruppo operativo per l’innovazione, finanziato dalla Regione e messo in piedi dal Centro ricerche produzioni vegetali (Crpv) nel 2016. Da quella squadra era scaturito un progetto triennale, chiamato Halys, a cui ha preso parte il sistema cooperativo regionale, che ha individuato un sistema di armi ‘green’ da mettere in campo. Le  reti antinsetto protettive e multifunzionali sono lo strumento forse più efficace, ma non l’unico. Molto possono fare alcuni predatori naturali. In Cina si tratta della ‘vespa samurai’, che però non può essere introdotta in Europa. Qui, si punta su insetti delle famiglie Reduvidae, Nabidae, Tettigonidae, «in grado – sottolinea la coordinatrice del progetto Maria Grazia Tommasini (di Crpv) – di combattere efficacemente soprattutto gli stadi giovanili della cimice asiatica». La terza arma sono le trappole a feromoni: «Hanno evidenziato una buona capacità di attrazione nei confronti di tutti gli stadi di sviluppo mobili della cimice asiatica – sottolinea Tommasini –. Questi dispositivi hanno però una forte variabilità nella cattura». Insomma, il loro utilizzo serve soprattutto a rilevare i picchi di presenza della cimice sul territorio.

ll presidente del Crpv Raffaele Drei
ll presidente del Crpv Raffaele Drei

Soddisfatto dei primi riscontri Raffaele Drei, presidente del Crpv, secondo cui «occorre proseguire in questa direzione con ulteriori mezzi per rispondere alle domande ancora aperte sulla cimice asiatica e su altri fronti». Anche il numero uno di Apo Conerpo, Davide Vernocchi, esprime un cauto ottimismo: «Non siamo ancora arrivati alla soluzione definitiva per debellare la cimice asiatica, ma riteniamo di essere sulla buona strada – commenta il presidente della cooperativa di Villanova di Castenaso, che mette insieme 6.000 aziende agricole produttrici di frutta secca –. Con il Crpv si sta facendo un importante lavoro di squadra per dare risposte agli agricoltori che subiscono gravi danni da questo insetto. A tal fine, sono fondamentali anche il sostegno della Regione e l’importante contributo del sistema cooperativo».