Emilia Romagna arancione amaro, Donini: "Il governo non ci ha aspettato"

L’assessore: "Pensavamo che si sarebbero valutati gli effetti delle nostre misure restrittive" "L’ordinanza di Bonaccini resta valida, l’importante adesso è frenare il virus ed evitare la zona rossa"

Emilia Romagna zona arancione, continua la lotta al Coronavirus

Emilia Romagna zona arancione, continua la lotta al Coronavirus

Bologna, 15 novembre 2020 - Aumento dei ricoveri in terapia intensiva oltre il limite del 30% dei posti letto disponibili e tanti nuovi focolai. Sono questi, in particolare, i due parametri che hanno ‘condannato’ l’Emilia-Romagna alla zona arancione, decisione che il ministero della Sanità ha preso appena il giorno dopo la firma dell’ordinanza congiunta con Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Cogliendo di sorpresa i vertici di viale Aldo Moro, compreso l’assessore alla Sanità Raffaele Donini.

Da cosa è dipeso il passaggio in zona arancione?

"L’assegnazione delle fasce è il risultato di algoritmi fra i 21 fattori di rischio individuati dal governo, risultato che è difficile prevedere con precisione prima del calcolo complessivo. Certamente l’incremento dei ricoverati, decine ogni giorno, alcuni molto gravi, rappresenta uno degli aspetti più rilevanti. Specie per una regione, come l’Emilia-Romagna, la cui sanità non cura solo i malati Covid, ma anche le altre patologie, con interventi chirurgici e visite programmate. Per i ricoverati in terapia intensiva, la soglia di guardia per i posti letto Covid sul totale di quelli disponibili è del 30% e noi siamo al 34%. Non è uno sforamento enorme, ma l’istituto superiore di Sanità e il governo applicano in modo automatico il dispositivo del Dpcm. I ricoveri aumentano anche se i dati migliorano, perché si sommano ai ricoverati delle settimane precedenti e la degenza ospedaliera per la cura dei malati Covid spesso non è breve. E poi ci sono i focolai".

Cioè?

"Anche il dato relativo ai focolai presenta, pur a fronte di una riduzione complessiva del ritmo dei contagi, un incremento e anche questo rappresenta un ulteriore aspetto di rischio. Bisogna però considerare l’elevata capacità di individuarli tempestivamente e di circoscriverli che da noi certo non manca".

La recente ordinanza non serviva proprio a evitare la zona arancione?

"Quell’ordinanza è nata per contrastare l’avanzata del virus e, casomai, per evitare il rischio di finire immediatamente in zona rossa. Questo era il rischio reale fino a pochi giorni fa. Contiene misure e limitazioni per limitare gli assembramenti, soprattutto nei weekend, nei centri commerciali, nei centri storici. Per questo è stata condivisa con territori e sindaci. Una decisione che abbiamo assunto per arginare l’onda epidemica molto alta, indipendentemente dalla fascia a cui saremmo stati assegnati. Certo, essendo la nostra ordinanza controfirmata dal ministro della Salute, avevamo la ragionevole aspettativa che si valutasse l’effetto di tali misure per il periodo di tempo necessario prima di cambiare ulteriormente le regole e assegnarci ad una fascia di rischio più alta. Ma ripeto, la priorità è contrastare il virus e prevedere adeguati ristori economici per le imprese più colpite dai provvedimenti".

Pensate di ritirare o modificare l’ordinanza alla luce del passaggio in zona arancione?

"No. Sono misure decise con i sindaci che si integrano con quelle contenute nell’ordinanza ministeriale che assegna l’Emilia - Romagna alla fascia arancione. Alcune coincidono, altre sono complementari. Prima la fermiamo questa seconda ondata e prima si riparte".

Cambieranno le indicazioni sui ricoveri e sul tracciamento dei casi?

"Le cure domiciliari sono una costante del nostro sistema e oggi solo il 5% dei casi attivi viene ricoverato. Bisogna abbassare la trasmissione dei contagi e dopo tutto viene di conseguenza. Tutte le Asl stanno rinforzando le ‘Usca’ per rendere ancora più forte il sistema di cure a domicilio e l’assistenza territoriale. Quando il ricovero però è necessario, è fondamentale farlo per non aggravare la condizione clinica dei cittadini".

Si parla già di un Natale con meno restrizioni...

"La convivenza con il virus significa innanzitutto non sottovalutarne la diffusività e la pericolosità. Ci giochiamo molto nelle prossime settimane. Se le misure adottate saranno rigorosamente applicate e se tutti i cittadini osserveranno il massimo di precauzioni, allora la curva scenderà e ci saranno meno ricoveri e decessi. Potremo così tornare, con responsabilità, a vivere più serenamente. Ma fino al vaccino, non dobbiamo abbassare la guardia. Perché se per abbassare il contagio ci vogliono settimane, a farlo salire in maniera preoccupante bastano pochi giorni".

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