Bologna, 15 dicembre 2019 - L’Emilia Romagna corre verso il picco influenzale e nella 49esima settimana dell’anno, supera la soglia epidemica. Al pari di Piemonte, Lombardia, la provincia di Trento, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo e Sicilia. A scattare la fotografia dell’andamento dell’influenza, è il dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità che è responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet.
Lungo la via Emilia il virus influenzale miete vittime, ma precisa subito Pierluigi Viale, responsabile dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Sant’Orsola, "nessun allarme, nessuna emergenza: stiamo solo andando verso il picco. Di solito se ne verifica uno prima della fine dell’anno e uno nelle prime settimane di gennaio".
I casi
In Emilia Romagna, nella settimana dal 2 all’8 dicembre, si sono avuti 247 casi influenza, ma gli assistiti sono stati 72.893. L’incidenza parla di 3,39 casi su mille assistiti. Nel dettaglio, nella fascia 0-4anni, ci sono stati 42 malati; 34 tra i 5 e i 14 anni; 149 tra i 15 e i 64 anni e 22 tra gli over 65. "Da un punto di vista virologico – spiega Viale – abbiamo una prevalenza dell’influenza di tipo A" su quella di tipo B. "I nostri vaccini proteggono da entrambi", osserva il virologo.
LEGGI ANCHE La situazione a Bologna
Quanto ai sintomi, A o B poco cambia, si va sul classico. Ad essere colpite sono le vie aeree superiori ovvero naso, faringe e la parte della laringe al di sopra delle corde vocali. Immancabile la febbre. Tutto curabile con farmaci sintomatici e previo passaggio al medico di medicina di base. E giusto per sfatare un po’ di leggende metropolitane, l’influenza non implica disturbi gastro-intestinali. Se si manifestano è perché "si è preso un virus gastro-intestinale" che va a sommarsi a quello influenzale.
LEGGI ANCHE La situazione a Modena
Eventuali complicazioni, oltre per esempio a persone in condizioni di fragilità, riguardano un interessamento delle vie aeree basse ovvero la parte inferiore della laringe, la trachea, i bronchi, i bronchioli e gli alveoli. "E qui la situazione diventa grave". Fondamentale sia per bloccare il diffondersi del virus sia per scongiurare il peggio, una volta malati, è la vaccinazione.
Il vaccino
"Vaccinarsi - osserva il responsabile dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Sant’Orsola – non ha solo una valenza epidemiologica, ma anche sociale. E’ un atto di educazione civica". Vero uno protegge se stesso, ma al contempo "più le persone si vaccinano, meno circola il virus". E per vaccinarsi, c'è ancora tempo: chi non lo ha ancora fatto, può correre ai ripari prima del (prevedibile) picco post-natalizio. Inoltre vista a lungo termine, la vaccinazione assume un’altra funzione protettiva. "Ogni 50-60 anni, il virus subisce una maggiore mutazione genetica rispetto alla quale noi non abbiamo memoria immunologica".
E questo può causare vere e proprie pandemia. Vaccinarsi contribuisce quindi a creare una futura ‘barriera’ difensiva. "A Natale – esorta il virologo - sotto l’albero si potrebbe donare la vaccinazione: è un bel regalo, è sicuro, efficace e ci risparmia di trascorrere le vacanze a letto".