Long Covid: sintomi e quanto dura

Paolo Muratori, primario di Medicina: "Sempre più spesso le persone guarite lamentano affaticamenti che continuano a lungo"

Forlì, 23 luglio 2022 - "Stanchezza fisica e mentale e debolezza muscolare sono alcuni effetti post Covid che a volte possono durare per mesi. Lo segnala un buon numero di persone contagiate". Il dottor Paolo Muratori, primario di Medicina Interna all’ospedale di Forlì, mette in evidenza una serie di conseguenze del virus anche nelle ultime varianti.

Il dottor Paolo Muratori ha tuttora a che fare con pazienti coi postumi del Covid
Il dottor Paolo Muratori ha tuttora a che fare con pazienti coi postumi del Covid

Dottor Muratori, è possibile distinguere la sindrome da affaticamento innescata dal Coronavirus da altre cause?

"La letteratura medico-scientifico è molto chiara. Si parla di sindrome post Covid quando la condizione di spossatezza si protrae per settimane o mesi e non vengono individuati altri possibili fattori scatenanti. Sottolineo che la stanchezza cronica non dipende dalla gravità della malattia, può verificarsi anche se il paziente ha contratto il virus in forma blanda".

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E può durare per mesi?

"Sì, ci sono stati casi in cui il paziente lamentava di essere guarito già da 4 mesi ma di non essere ancora tornato ’come prima’. Sono situazioni che non si possono prevedere prima, vanno affrontate a posteriori".

Si può curare questa sindrome?

"È importante puntare su una terapia personalizzata, a seconda del paziente che si ha di fronte. Se subentra anche un abbassamento del tono dell’umore, si possono prescrivere anche antidepressivi, oppure degli antidolorifici nel caso il problema sia muscolare".

Possono servire gli integratori?

"Assolutamente sì, ma bisogna sincerarsi che funzionino. La risposta varia da persona a persona".

La sorprende questo picco di contagi in piena estate?

"Sì, mi ha sorpreso e mi lascia perplesso, sia perché gran parte della popolazione è vaccinata, sia per la stagione. Nelle due precedenti estati di pandemia non era capitato".

Qual è il cambiamento principale rispetto al 2020?

"Oggi il 90% dei pazienti che giunge in ospedale viene ricoverato per altre malattie. Poi fa il tampone e scopre di essere contagiato, ma i pazienti che soffrono di polmonite interstiziale, il problema che causò il Covid due anni fa, sono assai pochi. Attualmente, su 60 posti letto di Medicina, solo 8-9 sono occupati da pazienti affetti dal virus e di questi solo uno manifesta sintomi significativi come la polmonite".

Quali precauzioni si adottano in corsia?

"Mascherine, visiere, cambiarsi i guanti e così via: sono comportamenti già sperimentati. Ma il punto fondamentale da far capire è che l’impegno del sistema ospedaliero non è assolutamente paragonabile a quello del 2020".

L’andamento della pandemia sconsiglia di azzardare previsioni, visto che sono state quasi tutte smentite. Ma cosa si aspetta per l’autunno?

"Sì, impossibile prevedere quale sarà l’evoluzione. Ora siamo in una fase con tanti contagi, nonostante il caldo. È difficile immaginare che in autunno il virus scompaia. Saremmo già soddisfatti se il carico sugli ospedale non fosse pesante e non compromettesse tutto il resto dell’attività. L’importante è che la pandemia rimanga gestibile, come sta accadendo ora. Se poi il virus rallentasse la sua capacità di contagio, sarebbe ovviamente meglio".