Ancona, 5 gennaio 2022 - "Lo scenario che emerge, in modo ogni giorno più evidente, è che la variante Omicron causa una infezione clinicamente più lieve in quanto il virus è meno in grado di colpire il polmone dell’ospite (ad esempio, criceto e topo negli studi sperimentali, l'uomo negli studi clinici)". Lo sottolinea il virologo Guido Silvestri di Senigallia, docente alla Emory University di Atlanta su Facebook.
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Il virologo marchigiano, linkando quello che definisce "uno studio importantissimo condotto da un team All-Stars" rilancia la sua tesi del raffreddamento della pandemia. "Sono dati solidi e molto estesi, che confermano in pieno gli studi sperimentali di Hong-Kong e del Belgio (ed i dati clinici di Sudafrica, Gran Bretagna e vari altri paesi sulla minore gravità di Omicron a livello polmonare".
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"E’ importante aggiungere che lo sviluppo e la eventuale dominanza epidemiologica di una variante virale più trasmissibile ma meno ‘cattiva’ è una forma classica di adattamento – dice lo studioso – tra virus ed ospite che i virologi veri avevano previsto da tempo e per questo erano stati criticati".
Per Silvestri però questo studio non risponde in modo definitivo alla domanda: "Se la ridotta severità dell’infezione da Covid con Omicron sia sufficiente a compensare l’effetto negativo della sua maggiore trasmissibilità".
Lo stesso Silvestri, in un post successivo, riassume cosa sappiamo finora su Omicron e gli scenari.
Variante Omicron, caratteristiche
"Omicron è molto diverso da Delta e dalla altre varianti di SARS-CoV-2, con 45 mutazioni amino-acidiche rispetto allo strain Wuhan, di cui 30 nella proteina Spike e ben 15 nel Receptor Binding Domain (RBD), che è la parte di Spike che si lega al recettore ACE2".
Per Silvestri "Omicron contiene una interessante e poco caratterizzata mutazione (chiamata I142V) nella nsp-14, non structural protein 14, il cui dominio N-terminale codifica per una exonucleasi coinvolta nel proof-reading della RNA polimerasi RNA-dipendente, in altre parole, si tratta di una mutazione in una proteina che potrebbe influenzare la capacità mutagenetica del virus".
Perché Omicron è più trasmissibile
"Omicron è chiaramente più trasmissibile di Delta & co, ed infatti le sta rimpiazzando un po' ovunque nel mondo. Questa aumentata trasmissione sembra legata ad un'alta affinità per il recettore ACE2 ed alla capacità di aggirare le risposte immunitarie anticorpali (e forse una migliore abilità di sopravvivere in aerosol)".
Perché Omicron è meno pericolosa
"Omicron è chiaramente meno patogenica di Delta nell'animale da esperimento (diversi studi indipendenti hanno confermato questo dato) e sembra causare una malattia meno grave nell'uomo, con riduzione del rischio di ricovero ospedaliero per ora stimata tra 67-80%.
La minore patogenicità di Omicron sembra legata alla minore capacità di infettare le cellule e di formare sincizi nel tessuto polmonare profondo, a cui corrisponde un rischio minore di sviluppare una polmonite severa (il tutto a fronte di una aumentata abilità di infettare le cellule delle vie aeree superiori)".
Perché Omicron attacca meno il polmone
"La minore capacità di Omicron di infettare il polmone sembra legata alla incapacità di clivare la Spike tra le subunità S1 e S2 da parte dell'enzima TMPRSS2, cosa che rende difficile l'ingresso del virus nelle cellule usando la "cell surface fusion" (mentre è ottimizzato l'ingresso usando la 'endosomal fusion', che avviene nelle cellule delle vie aeree superiori), scrive Silvestri.
Omicron, 3 scenari secondo il virologo Silvestri
Lo scenario migliore "è che Omicron si diffonda rimanendo come tale o magari affinando ulteriormente la sua capacità di dare una una infezione delle vie aeree superiori (la cosiddetta "raffreddorizzazione", che alcuni hanno già ipotizzato); in questo caso l'ondata potrebbe essere molto alta come numeri di contagi, ma anche piuttosto rapida nel tempo (vedi Gauteng), e con letalità più bassa delle precedenti ondate".
Lo scenario intermedio è che Omicron, "nonostante la ridotta letalità, alla fine causi comunque una mortalità assoluta importante nei soggetti non vaccinati o non altrimenti immuni, soprattutto se anziani o affetti da comorbidità, semplicemente come conseguenza del gran numero di infezioni (il cosiddetto fattore del "denominatore", che sappiamo però non essere infinito)".
Lo scenario peggiore è che "Omicron faccia 'marcia indietro' sulle tre mutazioni che la rendono poco utilizzabile da TMPRSS-2 e quindi torni ad essere efficace ad infettare il polmone senza perdere la sua aumentata trasmissibilità. La probabilità di questo scenario è piuttosto bassa - anche perché non riesco ad immaginare un motivo per cui tale variante dovrebbe acquisire un chiaro vantaggio evolutivo sulla precedente. Tuttavia questa eventualità non è affatto impossibile, e merita una preparazione adeguata a livello di vaccini", scrive il virologo.
Secondo Silvestri, a questo punto diventa importante "spingere al massimo per la vaccinazione universale, comprese terze dosi, che danno protezione neutralizzante contro Omicron molto superiore alle due dosi, e compresa la vaccinazione dei bambini inclusi quelli sotto i 5 anni non appena possibile".
Risulta altresì efficace “cercare di implementare al più presto gli antivirali, in particolare Paxlovid e l'anticorpo monoclonale Sotrovimab – scrive Silvestri -, che sono efficaci contro Omicron, usandoli in modo diffuso in tutti i soggetti infettati ‘a rischio’, come per esempio i soggetti di età sopra i 65 anni e con malattie predisponenti al Covid severo”.
Nell'opinione di Silvestri contro questo virus "non sono efficaci metodi basati sull'imporre la separazione forzata ad oltranza tra le persone” mentre non bisogna dimenticarsi di “potenziare al massimo la ricettività del servizio sanitario, ricordando che il Covid in un modo o nell'altro si endemizzerà mantenendo probabili picchi stagionali di incidenza, ai quali bisognerà essere preparati al meglio”.
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