Reggio Emilia, 11 febbraio 2022 - Professor Stefano Conti, del dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Unimore, le scosse terremoto di mercoledì sera hanno riportato alla memoria il tragico terremoto del 2012, si tratta sempre della stessa faglia? "No, non è detto che sia la stessa e non è neanche detto che segua la stessa estensione dell’altra, quello che sappiamo è che si tratta di una faglia tra Nord-Est e Sud-Ovest. Se l’abbiamo sentito in modo così forte e nitido dipende soprattutto dalla superficialità della scossa, non dalla sua forza. Quello del 2012 è imparagonabile comunque".
Terremoto in Emilia, altre scosse: anche in serata
Sull’intero territorio regionale ci sono delle diffenti aree sismiche o in cui è possibile, per la diversa morfologia del territorio, che i terremoti si sviluppino con diverse intensità? "L’Emilia-Romagna si divide in due separate zone sismiche, l’area che si estende in pianura e quella che occupa la parte montuosa dell’Appennino. Per cui sì, delle differenze, seppur minime ci sono".
E quali sono? "Le zone dove si potrebbe riscontrare una pericolosità maggiore a causa della compressione delle faglie è quella che percorre l’Appennino da Forlì alle Marche. Spesso però nell’area pianeggiante è presente una maggior densità abitativa, per questo si rilevano molti più disagi".
Ma è proprio impossibile, con tutti i dati statistici che abbiamo nel 2022, prevedere un terremoto? "No, purtroppo non ci può essere una previsione deterministica, sappiamo solo che prima o poi ci sarà, perché l’Italia intera è una zona fortemente sismica".
Allora se un terremoto non si può prevedere e nemmeno fermare, cosa si può fare? "Bisogna essere pronti. Possiamo solo sopravvivere a un terremoto, non possiamo controllare la natura, ma adattarci. In Giappone hanno terromoti di 9 magnitudo eppure non è morto mai nessuno. In Italia col terremoto del 2012 hanno dovuto chiudere l’ospedale di Mirandola. Ma un aspetto positivo c’è: dal 2010 in avanti è aumentata la sensibilità e si è iniziato a pensare a piani sismici più articolati".
Come proteggersi, quindi? "Il primo intervento a cui pensare è costruire un piano sismico ad hoc, mettendo in sicurezza le strutture pubbliche per garantirne l’utilizzo soprattutto in situazioni d’emergenza. La chiave, quindi, resta come sempre la prevenzione".