BENEDETTA CUCCI
Cultura e spettacoli

In mostra l’anima segreta di Luca Carboni

A novembre al Museo della Musica di Bologna un’esposizione sugli ’altri talenti’ dell’artista. Luca Beatrice: "I fan saranno sorpresi"

In mostra l’anima segreta di Luca Carboni

Bologna, 6 ottobre 2024 – ‘Rio Ari O’, come il ritornello di quel singolo iconico intitolato ’Ci stiamo sbagliando’ del 1984, che nel testo ricercava un significato nella vita quotidiana, nel mondo tutto lustrini e paillettes degli anni Ottanta. Sarà proprio ’Rio Ari O’ il titolo della mostra, tra arte, musica e altre avventure poetiche di Luca Carboni (disegni, taccuini, memorie, foto, materiale video), che dal 21 novembre si potrà visitare nella sala espositiva del Museo della Musica di Bologna. Il singolo, che vendette all’epoca 50.000 copie, vincendo il premio Disco verde al Festivalbar, era contenuto nell’album di esordio ’Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film’ del cantautore bolognese tornato a parlare pubblicamente da qualche settimana, dopo due anni di silenzio dovuto alla scoperta di un tumore al polmone, diagnosticato nel marzo del 2022. La mostra vuole infatti celebrare i suoi 40 anni di creatività e, a una settimana dal suo sessantaduesimo compleanno, esattamente il prossimo 12 ottobre, il curatore Luca Beatrice racconta l’idea e l’atmosfera dell’esposizione, assicurando che "sorprenderà i fans che lo ritroveranno" con questa duplice anima.

Il cantante Luca Carboni e nel riquadro Luca Beatrice, curatore della mostra e fan
Il cantante Luca Carboni e nel riquadro Luca Beatrice, curatore della mostra e fan

Luca Beatrice, come ha costruito la mostra con Luca Carboni?

"Mi è stata proposta dall’agenzia Elastica poco più di un anno fa. Perché Luca, in tutti questi anni ha continuato a lavorare, a disegnare, a dipingere, a fare sculture. In realtà è stata un’attività parallela rispetto a quella del Luca che tutti conosciamo, ovvero il musicista. Anche se poi mi è subito venuto in mente che 17 anni fa, curando una mostra sempre al Museo della Musica in cui collaboravo con Patrizia Bauer che lavorava in Fender, mettemmo in mostra proprio una chitarra di Luca che lui aveva dipinto".

Qual è stato il concetto trainante?

"Luca voleva far vedere il suo lavoro d’artista in un contesto espositivo, idea che mi parve interessante, ma dissi subito che sarebbe stato impossibile dedicare la mostra solo a disegni e sculture, perché c’era il rischio che molte persone non capissero. Proviamo invece a mettere insieme arte e musica, ho proposto. La differenza secondo me molto interessante di Luca, rispetto ad altri musicisti che dipingono, ma lo fanno un po’ con un senso hobbistico, è che lui ha un percorso molto coerente di lavoro. Come Bob Dylan che ha cominciato a disegnare nel 1967 dopo l’incidente in moto a Woodstock, non potendo far nulla se non stare fermo, ha iniziato a prendere lezioni di pittura e ha dipinto tutta la vita, ancora adesso. Quando si entrerà nella mostra a Bologna, si vedranno cose di molto tempo fa, tante copertine di dischi con l’artwork progettato da lui. E si vedrà molta Bologna nelle opere, dall’architettura, dallo skyline di San Luca lassù in alto fino alle vie, ai portici".

Qual è la prima traccia di Luca Carboni visuale?

"I disegni un po’ punkettoni dell’inizio degli anni Ottanta, quando sia lui che io, perché siamo più o meno coetanei, venivamo da questo mondo un po’ alternativo e trasgressivo. E siamo rimasti tali, col giubbotto di pelle, i jeans, il portafoglio legato con la catena... Allora questa idea di essere rimasti dei veri ragazzacci che ci mettono tanto della loro vita nel lavoro, credo sia il primo segno".

Questi racconti portano alla wunderkammer che sarà creata per la mostra. Come sarà?

"Una cosa pazzesca, una grande sorpresa che al momento i nostri architetti stanno costruendo. Questa e la stanza dell’ascolto, saranno un vero trip. I due linguaggi, musica e arte, si fonderanno totalmente".

Lei è stato un fan di Luca Carboni?

"Sì, dalla prima ora. L’arte è diventata un filo conduttore di tante esperienze che in qualche modo poi sono entrate nella nostra vita che è fatta di concerti, lui sul palco, io in mezzo al pubblico, di tante partite di calcio sugli spalti, di buone letture. Non ci eravamo mai incontrati prima, ma questa mostra l’abbiamo creata insieme: sono andato a trovarlo lassù nei boschi e ammetto che è stato un avvicinamento progressivo al suo universo che io, da fan di Luca negli anni Ottanta, ben conoscevo. Raramente con gli artisti accade che si trovi un terreno così comune ed è nato anche un bel rapporto personale".