Editoriale

Criminalità, servono scelte più efficaci

A proposito del quartiere Pilastro ho letto diversi articoli di cronaca: “Aveva lanciato due bottiglie addosso a due poliziotti...”, “Identificato nell’immediatezza, nei giorni scorsi l’uomo è stato denunciato per la resistenza...” “la polizia, è un quartiere complicato e dovremo essere presenti per riappropriarci degli spazi”.

Si tratta di episodi emblematici di ciò che avviene nelle periferie di tante città dove gli spazi sono occupati da teppisti di ogni nazionalità, che approfittano dell'impunità. Le forze dell’ordine saranno sempre impegnate in una lotta impari.

Enrico Venturoli

Risponde Beppe Boni

Le periferie sono ovunque un terreno difficile da gestire per l'ordine pubblico e nel contrasto alla criminalità. Baby gang, bande di meno giovani ma più agguerrite, spaccio di droga, i nodi sono parecchi. Bologna non è immune da questo fenomeno e se è precipitata nella classifica della qualità della vita del "Sole 24 ore" è anche perché il tema sicurezza non è risolto. Nel 2024 è scesa al nono posto perdendo perdendo sette posizioni rispetto al 2023. Non è un dettaglio. Bologna è al secondo posto per le denunce di violenze sessuali (21,8 ogni 100mila abitanti); al quinto per furti in esercizi commerciali (208,3 ogni 100mila abitanti); al 12esimo per furti in abitazione; al sesto per rapine (83,5 denunce ogni 100mila abitanti). I numeri però non dicono tutto. Rimane la difficoltà di gestione della vivibilità cittadina e di quartieri dove polizia e carabinieri fanno quello che devono fare, ma dove il Comune fino ad oggi ha tentennato nella collaborazione indiretta con posizioni incerte. Poi c'è il codice di procedura penale che non aiuta: far rimanere in carcere qualcuno è un'impresa difficile. Finalmente si è deciso di istituire un assessorato alla sicurezza che certo non mette le manette ai delinquenti ma può collaborare. E se la formula adottata fino ad oggi nei quartieri più complicati non ha ottenuto i risultati sperati va cambiata.

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