I genitori nel pallone

Nel Ravennate, ad esempio, un allenatore di calcio è finito in ospedale perché i genitori di un suo baby calciatore lo hanno prima insultato e poi (il padre) preso a botte e testate

Sacri genitori. Mamma e papà sono e devono restare i padroni del destino dei loro figli. Guai demandare ad altri la responsabilità educativa: non tocca allo Stato, a un'assistente sociale, a un professore, a un allenatore, a un prete o a non so chi, potersi-doversi trasformare in una madre e in un padre.

Credo fermamente in questo principio, poi arriva la realtà e con essa le notizie.

Nel Ravennate, ad esempio, un allenatore di calcio è finito in ospedale perché i genitori di un suo baby calciatore lo hanno prima insultato e poi (il padre) preso a botte e testate. Sapete cosa aveva combinato questo allenatore? Tenetevi forte: aveva avuto il coraggio di sostituire il figlio di questi due signori. Ragazzino che, ripetiamolo, ha soli 11 anni. Ma signor mister, come si permette di mandarlo negli spogliatoi? Ieri il papà ha chiesto scusa all'allenatore, alleluia.

Non è la prima volta che i genitori si esibiscono negli impianti sportivi dove dovrebbero esibirsi i figli. Una volta nel mirino finivano gli arbitri, i giocatori avversari, magari l'allenatore rivale o lo stesso compagno di squadra di tuo figlio che non gli passa mai la palla. O, passando a scuola, il prof che gli dà 4 in pagella. Ma prendere a botte il tuo allenatore no, questa è una variante inedita.

Poi sfogliamo il notiziario Ansa delle ultime ore scopriamo che: 1) Luca Toni, l'ex calciatore campione del mondo, se la prende col mondo intero perché non è potuto entrare col cane a vedere la partita di suo figlio: 2) a Modena un ragazzino di 15 anni estrae dalla borsa negli spogliatoi una pistola scacciacani dopo una rissa a fine partita: 3) in una scuola di Roma il patrigno di uno studente prende a botte il preside perché aveva sospeso suo figlio.

Ecco, la difesa totale della sacralità genitoriale di cui ho scritto all'inizio di questo testo vacilla un po' quando leggi storie come queste. Mettiamola così: siamo uomini, essere umani, più che mai imperfetti.