MASSIMO PANDOLFI
Editoriale

La lunga notte della paura

Maltempo in Emilia Romagna: la tempesta Ciaran e le città che rivivono l’incubo di maggio

Massimo Pandolfi

Massimo Pandolfi

La sera, il buio, un ventaccio che faceva spavento, la pioggia che cadeva sempre più forte. Eccola questa maledetta tempesta Ciaran, o come diavolo si chiama, di cui parlano un po' tutti, e che ci mette paura. Ci rimette paura. Quasi sei mesi dopo.

Pioveva sempre più forte ieri notte, in tanti non hanno dormito nella Romagna ancora ferita dall'alluvione. Si smanettava sui cellulari alla ricerca di informazioni, rassicurazioni: i siti, i social, i meteo, anche tanti sindaci di buona volontà che davano indicazioni. L'acqua saliva, le vie diventavano pozzanghere, Faenza riviveva l'incubo.

A Imola è esondato il Santerno, vari corsi d'acqua hanno invaso le strade, i paesi. C'è chi ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Quanta gente correva in strada! Magari soltanto per spostare l'auto, appena acquistata, perché la vecchia macchina si era distrutta in maggio. La paura, il segno di impotenza. Vorremmo che tutto fosse sotto controllo nelle nostre vite, è umano, ma il clima, ad esempio. ci sta insegnando che non è quasi mai nulla sotto controllo. E non è sempre colpa della Meloni, di Bonaccini o di chissà chi. E' anche e soprattutto, banalmente, il destino di noi esseri umani. Si è evitato l'irreparabile, sì, che invece stavolta ha bussato alla porta dei nostri fratelli toscani e veneti. Li abbracciamo, ci abbracciamo. Sapendo che ormai il mondo gira così: a chi toccherà al prossimo giro?