Editoriale

Le due statue dei partigiani e la testa del duce

Bologna, 30 gennaio 2024 – Leggendo la vicenda delle due statue dei partigiani collocate a Porta Lame che ricordano e celebrano la battaglia nei giorni della Liberazione di Bologna dove si trovano tuttora rilevo una imprecisione che spesso appare nei resoconti. Esse non sono state realizzate con la testa del duce della gigantesca statua equestre che era allo stadio Littoriale ( quella fu salvata misteriosamente da alcuni camerati) ma col resto della statua che era collocata sotto la Torre di Maratona.

Gabriele Stracciari

Risponde Beppe Boni

La storia della statua equestre del duce che era posta sotto la Torre di Maratona allo stadio che allora si chiamava Littoriale non è ancora stata raccontata tutta. La fece erigere Leandro Arpinati, allora potente gerarca fascista bolognese (ma in seguito molto critico verso gli eccessi del fascismo). La realizzò lo scultore modenese Giuseppe Graziosi, lo stesso che progettò la fontana dedicata ai fiumi Secchia e Panaro che ancora oggi è collocata nella piazza di fronte al teatro Storchi di Modena. All'indomani del 25 luglio 1943, data della caduta del fascismo, un gruppo di persone si recò allo stadio e in segno di sfregio ribaltò la statua di Mussolini. La parte centrale del cavallo venne però in seguito requisita dai tedeschi per fonderla e riutilizzarla a fini bellici. La parte bassa venne smontata più avanti e alla fine della guerra requisita dal Comitato di liberazione. Questa porzione fu poi utilizzata dallo scultore Luciano Minguzzi per realizzare le statue bronzee dei giovani partigiani che ricordano la battaglia di Porta Lame contro i tedeschi il 7 novembre 1944. Il giorno della rivolta cadde anche la testa del duce che fu trascinata per le vie della città e poi abbandonata. Un gruppo di fascisti la recuperò e la nascose. Nei decenni successivi se ne perse traccia e tutt'ora la sua storia rimane un giallo perché nessuno sa con certezza dove sia finita anche se ci sono diverse ipotesi. La costruzione del monumento equestre fu l'ultimo capitolo della grande opera dello stadio che per quei tempi era il più moderno d'Italia con illuminazione per la sera e l'annessa piscina olimpionica coperta con acqua riscaldata. La costruzione del Littoriale suscitò invidie dei gerarchi romani contro Leandro Arpinati che una volta caduto in disgrazia venne anche arrestato (per altri motivi) e mandato al confino. Ma poi "graziato" da Mussolini.

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