La situazione di disagio dei cittadini sul tema dei medici di famiglia cresce in modo esponenziale. Sarà anche vero che mancano risorse, ma il risultato è che per i pazienti è sempre più difficile avere un rapporto diretto con il dottore di base che invece deve essere il primo approdo, facile e rapido, prima dei Cau e del Pronto soccorso. Spesso non si riesce a dialogare con loro, ti ricevono solo su appuntamento e i tempi sono lunghi. C'è chi si affida a un risponditore automatico e se dunque devi chiedere in chiarimento o un consiglio ti devi arrangiare. Non ci siamo proprio.
Samuele Ferrarini
Risponde Beppe Boni
Torniamo su un tema rovente. Basterebbe citare come esempio il caso, e non è l'unico, di una signora di Bologna che ha chiesto una visita al medico di famiglia il 30 agosto e dopo 15 minuti circa di attesa il call center ha proposto come prima data l'8 ottobre. Clic, telefonata finita. Avrebbe voluto almeno confrontarsi per un problema di dolori articolari ma il call center non ha tempo da perdere. Il dottore in questione ha appena preso il posto del suo predecessore andato in pensione. Dunque caro paziente, poche storie, prendere o lasciare. Se l'assessorato alla sanità della Regione c'è batta un colpo. E' comprensibile che la carenza di camici bianchi non si possa risolvere in un amen, ma intanto bisogna ripensare il sistema e renderlo meno rigido. Non dimentichiamo che gli studi dei medici di medicina generale sono di fatto delle imprese a scopo pubblico e di interesse sociale. Molti professionisti però nonostante le difficoltà fanno il possibile e l'impossibile. Secondo il sindacato Fimmg nei prossimi anni mancheranno in Italia 7mila medici di base. E allora intanto si pensi ad agevolazioni, detrazioni, migliori condizioni economiche, investimenti o a qualche altra diavoleria per gli attuali e si renda più fluido il rapporto con i pazienti. La professione deve diventare più appetibile. Il tempo è già scaduto.
beppe.boni@ilrestodelcarlino.it