Editoriale

Spese pazze, la solitudine del condannato

Sul Carlino ho letto una pagina dedicata alla condanna all'ex capogruppo Regionale del Pd in Emilia Romagna, Marco Monari, come epilogo giudiziario dell'inchiesta per le famose spese pazze.

La ritengo una condanna giustissima, mentre non ritengo altrettanto giusto che non siano stati condannati anche i vertici della Regione che dovevano vigilare sui dipendenti. I primi a dover essere condannati sono coloro che non hanno saputo svolgere il proprio lavoro.

Paola Tolomelli

Risponde Beppe Boni

Riassumiamo le puntate precedenti. Marco Monari, ex capogruppo Pd in regione con trascorsi nella Margherita, è andato in carcere per un peculato da 20mila euro nell'inchiesta sull'utilizzo illecito (anni 2010- 2011) dei fondi regionali dei partiti. Per lui è diventata definitiva la condanna a quattro anni e 5 mesi come effetto di un cumulo di pena. Il caso più importante contestato a Monari è un weekend a Venezia del costo di 1.600 euro insieme a una collaboratrice. I consiglieri sotto inchiesta furono 41 per spese che andavano dai regali, ai fiori, ai farmaci e ad altri acquisti più imbarazzanti. L'inchiesta si sgonfiò e quasi tutti i consiglieri indagati vennero prosciolti o condannati a pene lievi. I vertici della Regione in effetti non avevano grandi possibilità di controllare le spese, ma avrebbero potuto rendere più severe le regole di utilizzo dei fondi, cosa che è stata fatta solo quando è nata l'inchiesta, cioè i buoi sono fuggiti dalla stalla. La politica spesso usando soldi altrui, cioè dei contribuenti, è piuttosto distratta. Altro aspetto. L'inchiesta come molte altre è durata un tempo troppo lungo e anche se è finita con poche condanne e scarse (tranne Monari) ha rivelato appunto l'esistenza di un sistema eccessivamente fluido, poco rigido e quindi aperto, come è accaduto, a condotte moralmente squalificanti e inaccettabili. Spesso invochiamo la certezza della pena e per Monari c'è stata. Detto ciò si può convenire che al posto del carcere al momento opportuno sarebbe logico individuare una pena alternativa all'esterno. Tra carriera azzerata e risarcimenti versati una buona parte del conto l'ex capogruppo Pd l'ha già pagata.

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