Oltre 500 euro a Bologna e Roma e quasi 640 a Milano. Sono i costi medi di una stanza singola per uno studente fuori sede che decide di frequentare l'università in una di queste città. Qualcosa di spropositato, se si pensa che da un anno all'altro si è registrato un aumento del 7%.
I prezzi folli sono stati denunciati dall'Udi, l'Unione degli universitari, e prendono spunto dai dati di un rapporto realizzato da Immobiliare.it. Tutto questo si somma poi alla difficoltà di trovare disponibilità in un mercato drogato dagli affitti: un cortocircuito tremendo.
Purtroppo questa situazione va avanti da anni e mai (ripetiamo: mai) un governo o un Comune sono intervenuti con decisione. Anzi. E invece dovrebbe essere il primo dei problemi di qualsiasi agenda. Studiare non può e non deve essere un lusso e a tutti deve essere data la possibilità di scegliere l'università più appropriata alle proprie aspirazioni. Chi si muove da una città all'altra per studiare non lo fa perché vuole cambiare aria o allontanarsi dai genitori, lo fa perché magari punta a una facoltà migliore di un'altra o a un cercare una zona che offra, finiti gli studi, opportunità di lavoro. A queste cifre va aggiunto tutto il resto: le bollette, le spese per il cibo, le tasse universitarie, eventuali imprevisti.
Non tutte le famiglie possono permettersi quindi di sostenere un figlio o una figlia per lunghi periodi. Tra l'altro, le città universitarie hanno un indotto non da poco grazie agli studenti e dovrebbero pensare a coccolarli, ad offrire loro servizi, e così via, e non a vessare. Soluzioni? Intanto creare posti letto accessibili a tutti i portafogli, come residenze universitarie (un esempio è quello che fu fatto a Urbino) con stanze a prezzi abbordabili o offrire sgravi robusti a chi decide di affittare appartamenti o case agli studenti mantenendo però bassi i canoni. Le soluzioni ci sono. Basta volerle trovare.