MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Pensioni basse in Romagna: "Servono più tutele per gli anziani"

Per i pensionati riminesi importo medio annuo di 17.186, per chi vive in provincia di Forlì-Cesena è di 18.135 euro all’anno, contro i 19.959 a livello regionale

Cesena, 12 giugno 2023 – Le pensioni percepite dai residenti nelle province romagnole sono tra le più basse in regione: è quanto emerge da un rapporto della Cisl Romagna, elaborato sulla base dei dati recentemente forniti dal Ministero dell’economia e delle finanze, con riferimento al 2021. L’importo medio annuo dei redditi da pensione registrato in Romagna è stato infatti di 18.208 euro, contro i 19.959 a livello regionale.

Una coda alle poste: foto generica
Una coda alle poste: foto generica

Le pensioni provincia per provincia

In particolare, la provincia di Forlì-Cesena si colloca al di sotto della media regionale con un importo medio annuo di 18.135 euro, ma con una crescita del +1,81% rispetto al 2020. Quanto alle altre province romagnole, quella di Ravenna registra un importo medio delle pensioni sostanzialmente in linea con il dato regionale, pari a 19.302 euro nel 2021, anch’esso in crescita rispetto all’anno precedente (+1,63%). La provincia di Rimini, invece, si posiziona ben al di sotto della media regionale, con un importo medio annuo di 17.186 euro nel 2021: il dato, tuttavia, mostra un aumento del +2,05% rispetto al 2020.

"Donne più penalizzate”

“La situazione dei redditi da pensione rappresenta una preoccupazione a lungo termine", sottolinea la segretaria generale dei Pensionati Cisl Romagna, Maria Antonietta Aloisi. "I redditi bassi e il lavoro precario porteranno certamente a redditi ancora più bassi nei prossimi decenni. La precarietà che avanza nel mondo del lavoro porterà i lavoratori a ricevere pensioni sempre più basse e, purtroppo, le donne sono quelle maggiormente penalizzate, costrette sempre più spesso a scegliere lavori part-time e discontinui per far fronte alle esigenze familiari. Inoltre, l’aumento dei prezzi colpisce le pensioni, e gli aumenti concessi finora non compensano adeguatamente l’impennata del costo della vita. Come sindacato dei pensionati, la Cisl chiede da tempo l’obbligatorietà della pensione complementare, per evitare che i nostri figli e nipoti vadano in pensione con meno della metà dell’ultima retribuzione".

Gli anziani non autosufficienti

La condizione degli anziani peggiora, peraltro, in caso di non autosufficienza, visti gli alti costi necessari per sostenere l’assistenza familiare, le spese per cure mediche e l’acquisto di medicinali. "Il disegno di legge ‘Anziani’, che noi chiamiamo ‘della non autosufficienza’, licenziato il 21 marzo scorso dal Parlamento, segna una grande vittoria della Fnp Cisl, del sindacato unitario e di tutte quelle voci del sociale che abbiamo avuto accanto in questa battaglia" prosegue Aloisi. "Ultima tra i grandi paesi dell’Ue, l’Italia si è finalmente dotata di un quadro completo di assistenza per circa 4 milioni di anziani fragili e persone non autosufficienti. Ma questo traguardo è in realtà un punto di partenza: il disegno di legge dovrà vedere i decreti attuativi approvati entro il 31 gennaio 2024".

"Serve una riforma delle pensioni”

“E’ di estrema urgenza una riforma fiscale capace di rispondere ai principi di equità e solidarietà", dichiara infine Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna. "Occorre garantire risorse adeguate per attuare la riforma delle pensioni e affrontare l’invecchiamento della popolazione in Italia. La tutela del potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, la definizione di una pensione contributiva di garanzia per i lavoratori con carriere deboli e il sostegno alla pensione complementare sono alcune delle soluzioni proposte per affrontare la questione. Una riforma fiscale equa, che estenda la base imponibile, contrasti l’evasione fiscale e aumenti le tasse su rendite e grandi ricchezze, potrebbe contribuire a sostenere il sistema di welfare e ridurre la pressione fiscale".