GIORGIO GUIDELLI
Emilia Romagna

Ossini affronta il K2: "Una scalata speciale, fatta da sole donne. Orgoglioso di esserci"

"Il mio compito è quello di documentare l’impresa per la Rai. Conosco le alpiniste, faremo squadra. Porterò con me il Tricolore. La montagna è maestra di vita, lassù non senti peso, sei nudo".

Ossini affronta il K2: "Una scalata speciale, fatta da sole donne. Orgoglioso di esserci"

Ossini affronta il K2: "Una scalata speciale, fatta da sole donne. Orgoglioso di esserci"

Da lassù, da uno dei tetti più austeri delle Marche, si può vedere anche il K2. Perché, dalla terrazza dell’iconico Caffè Meletti, giù a valle c’è piazza del Popolo, ma su a monte, spicca la gobba di Colle San Marco, propaggine irta di boschi della Montagna dei Fiori. Bassetta, se ci pensi, ma montagna dell’anima. E, squadrandola, ci puoi vedere anche il re del Karakorum. "Andiamo su a fare l’intervista?", propone Massimiliano Ossini, volto della montagna ‘made in Rai’ e di Linea Bianca, un format che il grande pubblico attende come il vangelo alla TV.

Ossini, lei sarà al seguito della spedizione italiana del Cai al K2 che celebra i settant’anni della conquista più celebre e discussa d’Italia. Perché proprio lei?

"Sono il volto della tv italiana più vicino alla montagna, che è l’hobby che adoro".

Perché questa vocazione?

"Perché è passione, responsabilità e sicurezza".

Lei sarà al seguito di una missione di donne e curerà il documentario per la tivù di Stato. Un po’ il Mario Fantin della spedizione odierna.

"Esatto. E poi il bello di tutto questo è che alcune di loro sono state con me a Linea Bianca".

Ci vuole spinta a salire lassù.

"Loro non possono distrarsi, ma siamo stati insieme e facciamo squadra. Abbiamo deciso di portare con noi Michele Cucchi, collaboratore del programma. Sfrutterò la sua esperienza e riporteremo a valle tutti i rifiuti che incontreremo sul percorso".

Lei, insieme al presidente del Cai Montani, è stato protagonista di una cerimonia con consegna del tricolore dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il tricolore è il leit motiv del suo programma.

"La bandiera è come una vittoria personale. Una mia idea. Ho avuto la fortuna di incontrare la presidente Meloni qui ad Ascoli al raduno nazionale dei bersaglieri. Lei vede Linea Bianca e io le ho detto che faccio come nelle case quando si completa il tetto. Cioè si fa sventolare la bandiera. È l’unità della regione. La montagna che unisce. Esempio della cordata. Quando l’ho proposto, mi ha dato carta bianca".

A chi andrà il pensiero lassù?

"Dirò una preghiera. Io sono cristiano. Ma questa è una spedizione multireligione e quindi vuole essere anche una preghiera laica, che arriva ai giovani".

Quale potrebbe essere, invece, una sua preghiera laica?

"L’uomo non vive, ma sopravvive. E dobbiamo renderci conto. La tecnologia ci porta lontano da questo. La montagna, invece, è maestra di vita".

Lei dunque è contro quello che Messner definisce “alpinismo di pista”, ovvero salire in vetta ad un ottomila come radiocomandati da guide e “maniglie”?

"Quello che deve funzionare di più è il cervello. In Rai mi portano in giro perché porto ad esempio sempre la montagna. Ma la montagna è maestra di vita in tutto".

Che dimensione trova lassù?

"In cima non senti peso. Ti senti nudo. I pensieri in montagna sono belli. I problemi restano, ma li hai staccati dal pensiero fisso. Questo ti fa sentire meglio. Ho vissuto questo con persone in difficoltà".

Lei al K2 sarà con il Club alpino Italiano, un pilastro della nostra storia.

"Il club alpino è una realtà importante sul tessuto nazionale. Nell’ultimo periodo c’è stata, con difficoltà, una svolta della base che ha voglia che il Cai torni ad essere quello di una volta. Progetti con le scuole e poi questa missione. L’unione porterà alla conquista".

Lei racconta l’alpinismo.

"È complesso. Perché oggi hai alpinisti diversi. Alpinista del tempo, poi l’esploratore, poi il filosofo. Non c’è un alpinista sbagliato. Cambiano i modelli, ma l’alpinismo resta".

La montagna crea divisione. O unione?

"Una montagna ti blocca dalla tempesta. In Perù le popolazioni mi mostravano come su versanti opposti coltivassero le cose. E poi la montagna è bella anche come divisorio. Bella per la diversità che crea. E nel suo isolamento accende i riflettori sull’essenziale".

Pensa a qualche artista quando arriva lassù?

"Sì, alla natura. La forma d’arte più grande".

Dopo la pandemia, cosa è cambiato nelle “terre alte”?

"Speravo in un maggior cambiamento. Noi dobbiamo mettere in agenda due ore dedicate alla montagna, la nostra montagna del cuore, che può essere anche un colle. Una persona che torna alla montagna si sente più pulita".

E anche quel montagnone irto di verde davanti ad Ascoli può essere un K2.