Giornate Fai di primavera, Fano svela l'area archeologica sotterranea di via dell'Abbazia

All'angolo con la Flaminia, sotto il centro commerciale, spiccano i resti di una villa suburbana di età romana e un grande sepolcreto

Affreschi e mosaici scoperti nell'area archeologica sotterranea lungo la Flaminia

Affreschi e mosaici scoperti nell'area archeologica sotterranea lungo la Flaminia

Fano (Pesaro e Urbino), 21 marzo 2024 - Sabato e domenica tornano le Giornate di Primavera del Fai, che a Fano quest'anno apriranno un luogo inaccessibile ai più e meraviglioso. Si tratta di un'area archeologica sotterranea, situata all'angolo tra via Roma (antica via Flaminia) e via dell'Abbazia, scoperta per caso nel 2004 durante i lavori di un cantiere edile. Dopo un iniziale avvio dei restauri e un primo progetto di musealizzazione realizzato solo in parte, l'area archeologica è stata recentemente chiusa al pubblico e frequentata solo dai tecnici e dagli studiosi.

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"Il fascino della visita risiede anche in questa sensazione di “lavori in corso” e nello stimolo alla fantasia che richiede - spiega Anna Siccoli, capo Gruppo Fai di Fano che da trent'anni fa scoprire ai cittadini luoghi sconosciuti -. Non ci sono cartelli indicatori che spiegano il percorso e il visitatore diventa protagonista di una scoperta!" Tra i reperti venuti inaspettatamente alla luce spiccano i resti di una villa suburbana di età romana, di un grande sepolcreto - sviluppato sopra e accanto ai resti della villa, dall'età romana fino all'età post rinascimentale - ei resti della medievale Abbazia di San Paterniano dove inizialmente fu sepolto il patrono della città. 

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“Siamo molto orgogliosi di questa apertura - aggiunge la Siccoli - e del racconto che sapranno farne i nostri studenti, narratori e non solo ciceroni, perché far conoscere e raccontare il nostro patrimonio è il primo passo per tutelarlo e valorizzarlo ed è la missione del FAI ”. Le fa eco Vanessa Lani, archeologa e direttrice della Rete Museale Flaminia “Questo luogo, finora nascosto e un po' dimenticato, viene per la prima volta aperto al pubblico grazie al FAI, al Comune di Fano, alla rete museale della via Flaminia e alla Soprintendenza. Ci auguriamo che l'attenzione riportata dalle giornate FAI su quest'area, possa farla diventare un luogo della memoria di Fano”. Mentre  Cora Fattori assessore alla cultura del comune di Fano si spinge ancora più in là e anticipa: “L'apertura dell'area archeologica di via dell'Abbazia rappresenta un momento importante nel panorama culturale della nostra città. Ringrazio il FAI per questa iniziativa che dà all'amministrazione l'occasione per manifestare il proprio interesse nell'acquisizione dell'area archeologica che andrebbe ad aggiungersi all'itinerario della Fano Romana”  

Cosa vedere

Questa mattina Vanessa Lani e Ilaria Venanzoni, funzionario archeologo Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio di Ancona e Pesaro Urbino ci hanno accompagnato in una visita guidata (di cui vi mostriamo in anteprima le foto) spiegandoci che... " La parte di sito archeologico che vedremo in questo ambiente interrato e che attende ancor di essere completato, segue un percorso ad altezza d'uomo che si snoda tra vari reperti spesso sovrapposti: pavimenti con alcuni mosaici, resti di muri con parti di affreschi, canalizzazioni , resti pavimentali della medievale Abbazia di San Paterniano ed alcuni resti strutturali di sepolture di diversa tipologia e datazione.I  resti dell'edificio romano, articolato in una parte centrale più antica, risalente alla prima età imperiale, e in ampliamenti successivi fino al suo abbandono nel corso del III secolo dC, si estendeva all'origine su di una superficie di circa 600 mq e mostrava almeno 20 ambienti, non tutti posti alla stessa quota, la maggior parte dei quali con pareti affrescate e pavimentati in origine a mosaico ea lisca di pesce. Era presente anche un grande impianto di canalizzazione delle acque esterne alla villa. L'edificio era collegato ad un sepolcreto che faceva parte della necropoli romana sviluppata lungo la via Flaminia alle porte della città. Le sepolture si estendevano anche al di fuori del perimetro della villa romana ma soprattutto, nei secoli successivi, sopra gli ambienti della villa ormai abbandonata, crollata e ricoperta di terra. I corredi funebri, ove presenti, sono costituiti da vasi da mensa (per contenere il pasto funebre), bicchieri per libagioni, vasellame in ceramica, lucerne destinate a illuminare i passi del defunto nell'oltretomba, numerosi balsamari vitrei che contenevano essenze profumate e persino un antico biberon. Inoltre, nella dovuta sepoltura. Tutti i reperti, tra cui i frammenti degli affreschi, gli scheletri così come alcune urne cinerarie ancora da disigillare e analizzare in laboratorio, sono in custodia presso i magazzini della Soprintendenza di Ancona in attesa di essere studiati e successivamente esposti nello scavo, ultimata la sua musealizzazione.

Il complesso è la testimonianza di una nutrita comunità cristiana che a partire dall'epoca tardo antica aveva qui il suo principale cimitero, che continuò ad incrementarsi per diversi secoli fino all'età moderna. Oltre alle tombe e ai resti della villa romana, il sito contiene i resti dell'Abbazia di San Paterniano, dove le fonti storiche ci dicono che fu sepolto il primo vescovo di Fano (IV sec. dC), prima che la sua salma fosse trasferita nella nuova chiesa di San Paterniano costruita all'interno della città (XVI secolo).

La scoperta di questo sito riveste una eccezionale importanza scientifica, perché attesta l'esistenza della più antica chiesa sorta nel comune di Fano, di cui resta ancora oggi memoria nel nome della via (via dell'Abbazia) e nella piccola edicola di forma esagonale, del tardo Cinquecento, dedicata al santo martire, oggi patrono di Fano. Grazie alla disponibilità della proprietà, della Soprintendenza e del Comune, con il prezioso contributo dell'archeologa Vanessa Lani che ha seguito gli scavi dell'area fin dall'inizio e della volontaria FAI, Milena Rovinelli, responsabile del coordinamento scuole, gli apprendisti Ciceroni del Il FAI saprà guidarvi tra le rovine con dovizia di particolari e racconti aneddotici e, soprattutto, farvi provare l'emozione della scoperta come se quei reperti così antichi fossero appena emersi dall'oblio dei secoli. Prima della visita ai resti sotterranei, sarà possibile visitare l'Oratorio di San Martino, detto San Paternianino, piccolo edificio di forma esagonale, eccezionalmente aperto grazie al FAI, situato in Via dell'Abbazia. Nella lapide che sormonta l'ingresso, collocata nell'anno 1600 in occasione del suo restauro, una iscrizione in latino ricorda che in quel luogo, per oltre mille anni, venne custodito il corpo di S. Paterniano". ORARI Sabato 23 marzo e domenica 24 Ore 10-12,30/ 15.00-18.30 in entrambi i giorni VISITA Durata della visita: 30 minuti circa Gruppi di 20 visitatori Struttura con barriere architettoniche non accessibile a passeggini e carrozzine Vietato l'ingresso ai cani Consigliata la prenotazione: 379 1359443 ( numero attivo dal 20 al 22 marzo dalle h10,00 alle 13,00)